L'UE blocca a tempo indeterminato il rimborso degli asset russi per sostenere l'Ucraina
Modificato da: Tatyana Hurynovich
Nel dicembre del 2025, venticinque dei ventisette Stati membri dell'Unione Europea hanno approvato, tramite procedura scritta, una decisione che stabilisce il quadro giuridico per l'utilizzo degli asset statali russi congelati al fine di sostenere l'Ucraina. Questa mossa introduce un divieto permanente sulla ripattriazione dei fondi della Banca Centrale della Federazione Russa bloccati sotto la giurisdizione dell'UE. Il valore totale di questi beni congelati è stimato intorno ai 210 miliardi di euro, di cui una porzione significativa, circa 185 miliardi di euro, è gestita dall'operatore finanziario belga Euroclear.
L'obiettivo primario di questa deliberazione è superare l'ostacolo rappresentato dalla necessità di rinnovare annualmente le sanzioni con voto unanime, un meccanismo che esponeva al rischio di veto da parte di singoli Paesi, come Ungheria e Slovacchia. I leader europei, tra cui il Presidente del Consiglio UE António Costa, mirano a garantire un sostegno finanziario a lungo termine a Kiev. Questo sostegno è previsto principalmente attraverso l'erogazione di un prestito fino a 165 miliardi di euro, destinato a coprire esigenze militari e civili per gli anni 2026 e 2027. L'idea è che tale prestito verrà rimborsato dall'Ucraina solo qualora la Russia dovesse versare un risarcimento per i danni causati dalla guerra.
Il fondamento legale per l'adozione di questa decisione a maggioranza qualificata, aggirando il requisito dell'unanimità, è stato individuato nell'articolo 122 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE). I rappresentanti dell'UE sostengono che ciò sia giustificato, poiché l'aggressione non provocata della Russia contro l'Ucraina sta generando serie sfide economiche per l'intera Unione, una condizione che rientra nei presupposti di applicazione dell'articolo per la gestione di situazioni di crisi.
Tuttavia, il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán ha criticato aspramente questa linea d'azione, definendola una violazione del diritto europeo. Secondo quanto riportato, Orbán ha già presentato ricorso contro il Consiglio dell'UE presso la Corte di Giustizia, contestando la procedura decisionale adottata. Questo scontro legale evidenzia le profonde divisioni interne riguardo alla gestione degli asset russi.
In risposta diretta alla decisione dell'UE, la Banca Centrale della Federazione Russa ha intentato una causa presso il Tribunale Arbitrale di Mosca contro Euroclear, denunciando l'illegalità delle azioni del depositario e dei piani della Commissione Europea. Il regolatore russo insiste sul fatto che qualsiasi utilizzo dei suoi asset senza il suo consenso costituisca una palese violazione dei principi di immunità sovrana. D'altro canto, il Commissario europeo per l'Economia, Valdis Dombrovskis, ha liquidato l'azione legale come “speculativa” e “infondata”, ribadendo la piena conformità della procedura dell'UE al diritto internazionale.
Le mosse dell'UE segnano un passaggio da un blocco temporaneo a una restrizione definitiva sulla restituzione dei fondi sovrani, una manovra giuridica volta a eludere potenziali veti futuri. Si prevede che i leader dell'UE continueranno a discutere i dettagli, incluse le garanzie da fornire al Belgio, durante il vertice del 18 dicembre. Nel frattempo, la Russia starebbe preparando un pacchetto di misure di ritorsione, che potrebbero includere la confisca di asset di soggetti europei bloccati sui conti di tipo C detenuti nella Federazione Russa. La decisione presa nel dicembre 2025 apre dunque una nuova, tesa fase nello scontro finanziario e legale tra le parti.
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Fonti
Der Tagesspiegel
tagesschau
DIE ZEIT
Reuters
FAZ
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