Garanzie di Sicurezza USA per Kiev: Proposta Trump Vincolata al Congresso e Negoziati su Territori

L'amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta finalizzando una proposta di garanzie di sicurezza per l'Ucraina, strutturata legalmente sul modello dell'Articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico, la cui attuazione è subordinata all'approvazione del Congresso di Washington. Questa iniziativa si inserisce in un più ampio quadro di pace, riportato il 13 dicembre 2025, che prevede una triade di accordi distinti: pace, clausole di sicurezza e ricostruzione postbellica. Un funzionario statunitense, citato da Axios, ha chiarito che l'obiettivo è fornire una copertura sostanziale, ma non un "assegno in bianco", sottolineando la necessità di un mandato legislativo per la validità del patto.

Il punto nevralgico di questa architettura diplomatica resta la questione territoriale. La proposta statunitense suggerisce che l'Ucraina mantenga la sovranità su circa l'80% del territorio, implicando tuttavia la cessione o la designazione a zona smilitarizzata di porzioni del Donbas, un concetto già emerso in precedenti discussioni sul piano di pace di Trump. Precedenti indiscrezioni di novembre 2025 avevano indicato che la Russia avrebbe ottenuto il controllo de facto su Luhansk e Donetsk, con tali aree soggette a smilitarizzazione. La prospettiva di cedere territorio, anche se non ancora conquistato militarmente, ha indotto cautela nei leader europei, i quali avrebbero sconsigliato al Presidente ucraino Volodymyr Zelensky di affrettare un simile accordo.

Per promuovere il piano, l'inviato speciale statunitense Steve Witkoff e l'advisor Jared Kushner erano attesi a Berlino nel fine settimana precedente lunedì 15 dicembre 2025. L'obiettivo degli incontri era dirimere le divergenze residue con Kiev sui termini proposti, con la partecipazione prevista dei vertici di Francia, Regno Unito e Germania. La scelta di inviare Witkoff, già coinvolto nei negoziati con Mosca e Kiev, segnala l'urgenza percepita da Washington di sbloccare la situazione. Il Presidente Trump aveva espresso ottimismo sui progressi, affermando di aver fermato otto conflitti e che quello ucraino potesse essere il più agevole da risolvere.

In netto contrasto con il dialogo diplomatico, la situazione sul campo è rimasta estremamente tesa. Il 13 dicembre 2025, giorno della diffusione della notizia, Kiev ha subito massicci bombardamenti mirati alle infrastrutture energetiche, causando interruzioni di corrente a migliaia di cittadini. Le autorità ucraine hanno riferito che gli attacchi hanno colpito cinque regioni, provocando almeno cinque feriti e incendi che hanno richiesto interventi immediati. Il sindaco di Kiev, Vitaliy Klychko, ha specificamente menzionato cinque esplosioni in prossimità della centrale elettrica CHP-6, situata a circa 14 chilometri dal centro della capitale. Questo scenario di attacchi sistematici, intensificati con la stagione rigida, mira a logorare il morale civile e danneggiare l'economia ucraina.

Le garanzie di sicurezza di tipo NATO, pur non configurando un'adesione formale all'Alleanza, richiamano il principio di difesa collettiva dell'Articolo 5. La necessità di un tale meccanismo è stata ribadita dal Presidente Zelensky, che ha richiesto un impegno di sicurezza a lungo termine con il coinvolgimento di Stati Uniti ed Europa. Tuttavia, la cautela dei leader europei nel consigliare Zelensky riflette preoccupazioni sulle implicazioni di concessioni territoriali, suggerendo una potenziale frizione nella coalizione occidentale sui termini di una pace negoziata. In questo contesto, il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha ribadito che le decisioni territoriali spettano esclusivamente all'Ucraina, smentendo pressioni dirette su Zelensky riguardo alle proposte americane.