Universalità del Suono 'Mama': Radici Biologiche nella Vocalizzazione Infantile
Modificato da: Vera Mo
La risonanza del termine per 'madre', spesso riconducibile a 'mama', si manifesta con sorprendente coerenza attraverso lingue linguisticamente distanti come lo Swahili, il Giapponese e il Russo. Questa uniformità non è un caso fortuito, ma un fenomeno profondamente ancorato nella biologia umana e nelle fasi iniziali dello sviluppo, un tema analizzato dai linguisti nel 2025. Le indagini scientifiche attestano che questa somiglianza fonetica tra famiglie linguistiche non correlate suggerisce una matrice comune nell'espressione vocale umana, un'eredità pre-linguistica condivisa da miliardi di individui.
Il fondamento di questa universalità risiede nella fonetica intrinseca della vocalizzazione neonatale. I bambini, in modo naturale, emettono suoni che si semplificano in combinazioni ripetute di consonante-vocale, dove le consonanti bilabiali quali /m/, /p/ e /b/ accoppiate alla vocale aperta /a/ risultano le più agevoli da articolare per un apparato fonatorio immaturo. Di conseguenza, le variazioni di "ma-ma" o "pa-pa" emergono spontaneamente durante la fase di lallazione infantile. Studi condotti presso l'Università della British Columbia (UBC) hanno rilevato che i neonati manifestano un incremento dell'attività cerebrale quando vengono esposti a queste sequenze sonore ripetitive e familiari, indicando una predisposizione neurale al loro riconoscimento.
Il linguista Roman Jakobson aveva formulato l'ipotesi che il suono 'M' in 'mama' derivi dal mormorio nasale che un lattante produce mentre è allattato al seno. Questa teoria suggerisce che il suono inizialmente segnali 'cibo' o conforto prima di assumere il significato formale di 'madre'. I genitori, per associazione naturale, collegano questi suoni lenitivi alla figura di accudimento primaria, stabilendo così 'mama' come termine essenziale di legame e sicurezza. In effetti, in Latino la parola mamma significa 'seno', da cui deriva anche il termine 'mammario'. Esempi di questa universalità includono lo Swahili (mama), il Russo (мама) e il Giapponese (mama), sebbene esistano eccezioni notevoli, come l'uso di mama per 'padre' in Georgiano.
La predominanza della 'M' per la madre in famiglie linguistiche non imparentate dimostra una forte tendenza biologica, piuttosto che una trasmissione culturale diretta. La ricerca indica che le sequenze di suoni come /mama/ e /papa/ sono considerate un caso speciale di falsi cognati, derivanti dal processo di acquisizione del linguaggio precoce. Questo fenomeno è supportato dal fatto che i neonati, anche di soli tre giorni, mostrano un aumento dell'attività cerebrale all'ascolto di parole con suoni ripetitivi, suggerendo che la capacità di riconoscere tali schemi sia innata. La persistenza del suono "mama" evidenzia un legame emotivo universale e potente: la connessione materna.
Il riconoscimento di questo elemento linguistico fondamentale, che unisce popolazioni su continenti diversi, offre un richiamo tangibile alla nostra comune eredità umana. Tale modello si estende anche ad altri concetti fondamentali, come i suoni per la negazione ('no' o 'na') o le espressioni di dolore ('ay'), che spesso scaturiscono da funzioni vocali e corporee elementari. La ricerca continua, come quella condotta presso il Baby Learning Lab dell'UBC, utilizza tecniche come la Spettroscopia nel Vicino Infrarosso (NIRS) per monitorare l'ossigenazione cerebrale dei neonati mentre elaborano stimoli linguistici, confermando l'importanza di questi schemi sonori precoci nello sviluppo cognitivo.
Fonti
ElPeriodico.digital
EBNW Story
Wikipedia
Parent.com
Grammar Girl
uTalk
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