Mutazioni del DNA negli Orsi Polari Associate all'Aumento delle Temperature
Modificato da: Olga Samsonova
Nuove evidenze scientifiche stabiliscono un nesso causale tra l'incremento delle temperature globali e alterazioni nel patrimonio genetico degli orsi polari, suggerendo l'attivazione di meccanismi di sopravvivenza in contesti ambientali sempre più ostili. Questa scoperta è di cruciale importanza per le strategie di conservazione, poiché fornisce indicazioni preziose su come questa specie possa persistere in un clima che si riscalda e aiuta a delineare quali gruppi demografici siano maggiormente a rischio di estinzione. La ricerca ha messo in luce come la pressione selettiva del cambiamento climatico stia forzando un'evoluzione accelerata in popolazioni isolate.
Ricercatori affiliati all'Università di East Anglia (UEA) hanno focalizzato la loro analisi sull'attività genica in orsi polari residenti nel sud-est della Groenlandia, confrontandola con quella di popolazioni situate nelle regioni settentrionali, caratterizzate da condizioni di ghiaccio più stabili. Gli scienziati hanno osservato schemi di espressione genica distinti, in particolare in geni correlati alla risposta allo stress termico, ai processi di invecchiamento cellulare e al metabolismo energetico. Questo tipo di variazione genetica osservata in un mammifero selvatico in risposta diretta al riscaldamento è un evento scientificamente rilevante.
Lo studio si è concentrato specificamente sui cosiddetti elementi trasponibili, o 'geni saltellanti', presenti nel DNA degli esemplari provenienti dalla regione sudorientale della Groenlandia, un'area che sperimenta un minore e meno prevedibile accesso al ghiaccio marino. La ricercatrice principale, la Dottoressa Alice Godden, ha documentato un'impennata nell'attività di questi elementi trasponibili nel materiale genetico degli orsi di quella zona. Tale fenomeno suggerisce che una rapida riorganizzazione del DNA possa essere un meccanismo evolutivo messo in atto per contrastare la progressiva riduzione del ghiaccio marino. Inoltre, sono state riscontrate modifiche nell'espressione di geni coinvolti nella gestione dei lipidi, un adattamento che potrebbe riflettere la necessità di gestire diete più eterogenee e meno ricche di grassi marini.
Per mappare l'attività genica, i ricercatori hanno impiegato la tecnica del sequenziamento dell'RNA su campioni prelevati da diciassette orsi adulti, stabilendo un primato come primo studio a correlare direttamente l'aumento delle temperature ambientali con una variazione del DNA in una specie di mammifero selvatico. È noto che una sottopopolazione distinta, la ventesima identificata, sopravvive nel sud-est della Groenlandia utilizzando il ghiaccio d'acqua dolce proveniente dai ghiacciai come piattaforma di caccia, a differenza della maggior parte degli orsi che dipendono dal ghiaccio marino, disponibile per loro solo da febbraio a fine maggio. Questa popolazione isolata, che ha vissuto separata per diverse centinaia di anni, è geneticamente la più diversa tra le 19 popolazioni note.
Sebbene queste risposte adattative offrano un barlume di speranza per la resilienza di alcuni individui, gli autori dello studio sottolineano con fermezza che gli sforzi globali per contenere l'aumento delle temperature rimangono la priorità assoluta per assicurare la sopravvivenza a lungo termine dell'intera specie. La sopravvivenza di questo gruppo, che conta alcune centinaia di esemplari, suggerisce che i ghiacciai che sfociano nei mari possono fungere da rifugi climatici su scala ridotta, luoghi dove una parte degli orsi polari potrebbe resistere mentre il ghiaccio marino oceanico si assottiglia. Tuttavia, è fondamentale un monitoraggio a lungo termine per valutarne la vitalità, poiché non è probabile che questi habitat possano sostenere un numero elevato di individui. La preservazione della diversità genetica della specie è considerata fondamentale in vista delle proiezioni climatiche future.
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Fonti
Mirage News
The Guardian
Semantic Scholar
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The Guardian
EurekAlert! Science News
Alice Godden - Google Scholar
bioRxiv
Alice Godden - University of East Anglia
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