Stati Uniti Oppongono il Veto a una Risoluzione ONU per il Cessate il Fuoco a Gaza

Modificato da: S Света

Il 18 settembre 2025, gli Stati Uniti hanno esercitato il loro potere di veto presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, bloccando l'adozione di una risoluzione che chiedeva un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente a Gaza. La bozza, presentata da dieci membri eletti del consiglio, ha ottenuto 14 voti a favore, con gli Stati Uniti come unico voto contrario. Questo veto segna la sesta volta dall'inizio del conflitto israelo-palestinese, quasi due anni fa, che gli Stati Uniti hanno bloccato una risoluzione di questo tipo.

La risoluzione chiedeva inoltre il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas e da altri gruppi, nonché la revoca immediata di tutte le restrizioni sull'ingresso degli aiuti umanitari a Gaza. La vice inviata speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Morgan Ortagus, ha difeso il veto, affermando che la risoluzione non condannava adeguatamente Hamas né riconosceva il diritto di Israele all'autodifesa. Secondo Ortagus, il testo "legittima erroneamente le false narrative a beneficio di Hamas, che purtroppo hanno trovato spazio in questo consiglio". Ha inoltre messo in dubbio la metodologia della Dichiarazione Integrata sulla Classificazione delle Fasi della Sicurezza Alimentare (IPC) delle Nazioni Unite, definendola "fallace" riguardo alla dichiarazione di carestia a Gaza.

La situazione umanitaria a Gaza è stata descritta come disastrosa, con rapporti che indicano oltre 65.000 palestinesi uccisi dall'inizio del conflitto, in gran parte civili. L'ambasciatore israeliano presso l'ONU, Danny Danon, ha criticato la risoluzione, definendola "teatralità" e sostenendo che non avrebbe né liberato gli ostaggi né portato sicurezza nella regione. Ha sottolineato che Hamas è responsabile dell'inizio e del proseguimento della guerra, affermando che "Israele ha accettato i termini proposti che porrebbero fine alla guerra, ma Hamas continua a rifiutarli".

La situazione umanitaria è aggravata dalla carestia confermata in diverse aree di Gaza, con previsioni di peggioramento se le condizioni persistono. L'ambasciatore danese presso l'ONU, Christina Markus Lassen, ha evidenziato la gravità della situazione, affermando che "una generazione rischia di perdersi non solo per la guerra, ma per la fame e la disperazione". Il conflitto è iniziato il 7 ottobre 2023 con l'attacco di Hamas contro Israele, che ha causato 1.200 morti e il rapimento di 251 ostaggi, secondo le cifre israeliane. Le autorità sanitarie locali riportano oltre 64.000 palestinesi uccisi a Gaza da allora.

Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu è atteso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e incontrerà il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump a Washington il 29 settembre. La partnership strategica tra Stati Uniti e Israele è un pilastro della politica estera statunitense in Medio Oriente, caratterizzata da un forte sostegno diplomatico e militare. Nonostante le crescenti preoccupazioni internazionali per la situazione umanitaria, gli Stati Uniti continuano a fornire protezione diplomatica al loro alleato.

Fonti

  • EconoTimes

  • Al Jazeera

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