Gli Stati Uniti si trovano sull'orlo di una potenziale chiusura del governo, un evento che non si verifica da sette anni, a causa di profonde divergenze tra il Partito Repubblicano e quello Democratico riguardo alla spesa sanitaria e ai bilanci federali. La Camera dei Rappresentanti, a maggioranza democratica, ha approvato di stretta misura una "Risoluzione Continua" a breve termine, destinata a finanziare il governo ai livelli attuali fino al 21 novembre. Questo periodo di sette settimane dovrebbe offrire ai legislatori il tempo necessario per raggiungere un accordo sulle misure di spesa annuali.
Tuttavia, senza il supporto democratico, i Repubblicani, che detengono la maggioranza nel Senato con un vantaggio di 53-47, necessiterebbero di 60 voti per approvare una legge di spesa temporanea. Le trattative tra i leader del Congresso e il Presidente Donald Trump, tenutesi il 29 settembre, non hanno prodotto progressi sostanziali. Se un accordo non verrà raggiunto entro la sera del 30 settembre, il governo entrerà in una fase di chiusura a partire dal 1° ottobre. Punti di attrito significativi emergono dalle diverse priorità politiche.
I Repubblicani auspicano l'approvazione di una legge "pulita" che mantenga i livelli di finanziamento attuali, attribuendo ai Democratici la responsabilità di spingere il governo verso la chiusura. Il Presidente Trump ha dichiarato che "sono loro a chiuderlo. Noi non lo stiamo chiudendo. Non vogliamo chiuderlo perché stiamo vivendo i momenti migliori". D'altro canto, i Democratici al Congresso premono per estendere i benefici sanitari e annullare le modifiche apportate ai programmi sanitari in seguito all'approvazione della legge fiscale e di spesa repubblicana a luglio. La leader della minoranza alla Camera, Nancy Pelosi, ha affermato che i Democratici non sosterranno una legge di spesa che "continui a tagliare l'assistenza sanitaria degli americani comuni". Secondo le stime del Congressional Budget Office, se i sussidi previsti dall'Affordable Care Act (ACA) non verranno prorogati, il numero di persone non assicurate potrebbe aumentare di 2,2 milioni nel 2026 e di 3,7 milioni l'anno successivo.
Le conseguenze di una chiusura governativa sono molteplici. Centinaia di migliaia di dipendenti federali considerati "non essenziali" verrebbero posti in congedo non retribuito temporaneo. Funzionari "essenziali", indispensabili per la sicurezza nazionale e la protezione della vita umana, come agenti dell'FBI, controllori del traffico aereo, personale militare in servizio attivo e il personale di sicurezza della TSA, continuerebbero a lavorare ma senza stipendio fino alla risoluzione della crisi. Storicamente, durante la precedente amministrazione Trump, disaccordi simili avevano portato a una chiusura parziale di 35 giorni, durante la quale circa 340.000 degli 800.000 dipendenti federali furono messi in congedo. La chiusura si concluse con la firma di una legge di spesa che non includeva fondi per la costruzione di un muro al confine con il Messico. In totale, circa 2,2 milioni di dipendenti civili lavorano per il governo federale, e molti di loro potrebbero essere messi in congedo non retribuito o addirittura licenziati, se l'amministrazione Trump dovesse attuare le sue minacce. Altri shutdown significativi includono quello di 16 giorni nel 2013, dovuto a disaccordi sull'attuazione dell'Affordable Care Act (ACA), e quello di 21 giorni nel 1995-1996, legato all'opposizione a tagli di spesa importanti. In totale, dal 1980 si sono verificati circa 14 shutdown.
Le negoziazioni sono in corso, ma la situazione rimane tesa. I Democratici insistono sull'estensione dei crediti d'imposta per l'Affordable Care Act, che scadranno a fine anno, e sull'annullamento dei recenti tagli alla sanità. I Repubblicani, invece, preferiscono affrontare queste questioni separatamente. L'esito di questo stallo decisionale determinerà non solo la continuità dei servizi governativi, ma avrà anche ripercussioni significative sulla fiducia nell'economia e sulla stabilità politica del paese.