Il Ministero degli Esteri russo ha convocato l'ambasciatore moldavo a Mosca per esprimere il proprio fermo dissenso riguardo alla decisione della Moldova di non accreditare rappresentanti russi come osservatori per le imminenti elezioni parlamentari del 28 settembre 2025.
Mosca sostiene che tale mossa mina la fiducia nella legittimità e nella trasparenza del processo elettorale, definendola una violazione degli impegni internazionali della Moldova, inclusi il Documento di Copenaghen dell'OSCE del 1990 e la Convenzione CIS sugli standard per le elezioni democratiche del 2002. La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha annunciato che la Russia ha presentato un ricorso all'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) per valutare le decisioni di Chisinau relative agli osservatori elettorali.
Il Ministero degli Esteri moldavo ha confermato la convocazione del proprio ambasciatore, ribadendo che tutte le misure relative alle elezioni sono volte a garantirne l'integrità e la trasparenza, in linea con la legislazione nazionale e gli obblighi internazionali per un processo libero, equo e trasparente. L'OSCE, attraverso il suo Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani (ODIHR), ha dispiegato una missione di osservazione elettorale composta da un team principale di 15 esperti provenienti da 14 Stati partecipanti all'OSCE. Osservatori a breve termine saranno dislocati in tutta la Moldova a partire dal 26 settembre 2025.
L'ODIHR ha una storia di osservazione delle elezioni moldave, avendo monitorato 18 elezioni in precedenza, inclusa la recente elezione presidenziale e il referendum costituzionale del 2024. Queste elezioni sono considerate cruciali per l'orientamento geopolitico della Moldova, con il partito al governo, Azione e Solidarietà (PAS), che sostiene l'integrazione nell'Unione Europea, e i partiti di opposizione, come il Blocco Patriottico, che favoriscono legami più stretti con la Russia.
Le tensioni tra i due paesi si sono acuite, con le autorità moldave che accusano la Russia di condurre una guerra ibrida per ostacolare il percorso europeo della Moldova attraverso interferenze elettorali, finanziamenti illeciti a partiti filo-russi e campagne di disinformazione. Il Primo Ministro moldavo, Dorin Recean, ha avvertito che la Russia sta investendo ingenti somme per "prendere il potere" attraverso queste elezioni, citando schemi di compravendita di voti, attacchi informatici e campagne di disinformazione. La Russia, dal canto suo, nega qualsiasi interferenza.
La situazione evidenzia un contesto di crescente influenza russa nell'Europa orientale, con la Moldova che si trova al centro di una complessa dinamica geopolitica. Le accuse di interferenza russa sono diventate una caratteristica ricorrente nelle elezioni moldave, con la Russia che avrebbe speso 217 milioni di dollari nel 2024 per finanziare proxy, quasi l'1% del PIL moldavo. L'esito di queste elezioni è visto come un test significativo per la capacità della Russia di riaffermare la propria influenza nella regione e per la resilienza delle istituzioni democratiche moldave di fronte a minacce ibride. La comunità internazionale, attraverso l'OSCE e altre organizzazioni, monitora attentamente il processo per garantirne la trasparenza e l'integrità.