Il 21 agosto 2025, l'Osservatorio Solare ed Eliosferico (SOHO) ha rilevato un'imponente espulsione di massa coronale (CME) originata dal lato nascosto del Sole. Questa CME si è espansa formando un'aureola completa attorno al disco solare, segno della sua immensa portata.
Le onde d'urto all'interno della CME sono state misurate a quasi 1.200 km/s, una velocità considerata estremamente elevata. Le tecniche di elioseismologia, simili a un'ecografia solare, hanno permesso agli scienziati di rilevare echi di una grande macchia solare vicino al sito dell'eruzione, una regione attualmente invisibile dalla Terra ma che si prevede ruoterà verso il lato visibile del Sole nei prossimi giorni.
I modelli della NASA prevedono che la CME colpirà Marte il 25 agosto 2025. I ricercatori si aspettano che questo impatto inneschi diffuse aurore ultraviolette nell'atmosfera marziana. Marte, a differenza della Terra, manca di un campo magnetico sostanziale; le sue aurore, che si verificano nell'alta atmosfera durante la notte, sono diffuse e prevalentemente emettono luce ultravioletta.
Questo evento offre un'opportunità unica per studiare gli effetti di una tempesta solare su un altro pianeta. L'attività solare rilevata sul lato nascosto del Sole solleva preoccupazioni che la stessa regione di macchie solari che ha diretto questa massiccia CME verso Marte possa presto dirigere attività simili verso il nostro pianeta. Le agenzie di previsione meteorologica spaziale stanno monitorando attentamente la regione man mano che diventa visibile.
Fortunatamente, questa particolare eruzione non colpirà la Terra, concedendo al nostro pianeta una tregua temporanea. Per ora, Marte subirà il peso della tempesta solare, fornendo agli scienziati un'opportunità preziosa per studiare i suoi effetti atmosferici. Tuttavia, gli esperti avvertono che la prossima esplosione potrebbe essere diretta verso la Terra, sottolineando l'importanza di una vigilanza continua nel campo delle previsioni meteorologiche spaziali. Le agenzie spaziali come la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) e l'ESA (European Space Agency) lavorano in collaborazione attraverso l'International Space Environment Service (ISES) per monitorare e prevedere tali eventi.