Una nuova indagine scientifica, pubblicata a settembre 2025 sulla rivista Nature, ha stabilito un legame diretto tra i movimenti del magma sotto il fondale marino a est di Santorini e le migliaia di scosse sismiche registrate nella regione all'inizio del 2025. La ricerca, frutto di una collaborazione internazionale che ha coinvolto istituti come il GFZ Helmholtz Centre for Geosciences e il GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research Kiel, ha rivelato che l'intrusione di circa 0,31 chilometri cubi di magma in una fessura lunga 13 chilometri ha riattivato antiche faglie geologiche, innescando un'ondata di migliaia di eventi sismici e tremori vulcanici.
Lo studio ha integrato dati da sismografi sottomarini, analisi geologiche e geochimiche, e modelli di migrazione del magma. Tecniche avanzate, supportate dall'intelligenza artificiale, hanno permesso di ricostruire con un dettaglio senza precedenti la dinamica di questa crisi sismica. L'attività sismica, iniziata con maggiore intensità nel gennaio 2025, ha visto decine di migliaia di scosse, alcune delle quali hanno raggiunto magnitudo superiori a 5.0, generando preoccupazione tra residenti e scienziati. L'attività sismica si è spostata da Santorini verso nord-est per oltre 10 chilometri, con i centri dei terremoti che sono migrati da profondità di 18 chilometri fino a 3 chilometri sotto il fondale marino.
Santorini si trova all'interno dell'arco vulcanico ellenico, un'area geologicamente complessa caratterizzata da notevole attività tettonica dovuta alla convergenza delle placche africana ed egea. L'isola stessa è il risultato di una colossale eruzione avvenuta circa 3.600 anni fa. La vicinanza del vulcano sottomarino attivo di Kolumbo, situato a circa 7 chilometri a nord-est di Santorini, aggiunge un ulteriore livello di complessità al sistema geologico della regione. La recente attività sismica ha mostrato una migrazione verso il sistema di Kolumbo, evidenziando l'interconnessione tra i sistemi vulcanici terrestri e sottomarini.
La Professoressa Paraskevi Nomikou, geologa marina presso l'Università Nazionale e Kapodistriana di Atene e coautrice della ricerca, ha definito le scoperte come altamente significative, sottolineando l'importanza cruciale del monitoraggio continuo delle attività vulcaniche. L'applicazione di tecnologie avanzate, come l'osservazione satellitare tramite SAR e InSAR, contribuisce a mappare le deformazioni del suolo e a fornire dati preziosi per la valutazione dei rischi. La ricerca evidenzia come i processi magmatici, anche quelli che non portano direttamente a un'eruzione, possano innescare significative attività sismiche. La migrazione di fluidi e magma attraverso fratture nel sottosuolo può alterare le tensioni tettoniche, generando scosse che offrono preziose informazioni sui meccanismi interni della Terra. Questa comprensione è fondamentale per affinare i modelli di previsione e mitigazione del rischio vulcanico in aree ad alta densità abitativa e di grande valore turistico come Santorini. Le scoperte suggeriscono inoltre un potenziale collegamento idraulico tra i sistemi magmatici di Santorini e Kolumbo, indicando un trasferimento di fluidi o magma tra questi centri vulcanici.