Le radici linguistiche delle superstizioni comuni

Modificato da: Vera Mo

Le superstizioni più diffuse affondano le loro radici in un passato in cui i nostri antenati interpretavano il mondo attraverso specifiche lenti culturali e storiche. Nonostante i progressi scientifici, molte di queste credenze mantengono una certa risonanza, offrendo uno spaccato delle ansie e delle percezioni del passato.

Una delle superstizioni più note è quella del gatto nero che attraversa il cammino, presagio di sventura. Questa credenza ha origini complesse, risalendo all'antico Egitto, dove i gatti erano venerati. Tuttavia, nel Medioevo europeo, l'atteggiamento cambiò radicalmente: i gatti, in particolare quelli neri, furono associati alla stregoneria e al demonio. La bolla di Papa Gregorio IX nel 1233, che collegava i demoni ai gatti, portò alla persecuzione di questi animali. In Italia, questa superstizione persiste, con molti che evitano ancora i gatti neri, un retaggio del Medioevo in cui erano legati al diavolo e alla stregoneria.

Un'altra credenza diffusa è che fischiare in casa porti sfortuna finanziaria. Nelle tradizioni slave, si credeva che il fischio in casa attirasse spiriti maligni o domestici. Un'altra spiegazione, forse più legata alla praticità, proviene dall'Europa del XVI secolo, dove i mercanti temevano di far cadere monete dalla bocca fischiettando, avvertendo quindi di non farlo per preservare la propria ricchezza. Questo si è evoluto nel proverbio che fischiare in casa porta alla mancanza di denaro.

Il verso del cuculo, un suono familiare in tutta Europa e Asia, è stato a lungo associato alla predizione del futuro. Nelle culture slave, il cuculo era collegato alla dea Zhiva, protettrice della primavera e della fertilità. Il numero dei suoi richiami si credeva indicasse gli anni rimanenti fino al matrimonio o persino alla morte. Sorprendentemente, le moderne prospettive ecologiche suggeriscono un potenziale legame tra la presenza dei cuculi e la continuazione della vita umana, suggerendo una base ecologica sottostante a questa antica credenza.

Nelle tradizioni slave, un contenitore vuoto era considerato un presagio sfortunato, simboleggiante povertà e morte. Al contrario, nella Francia del XIX secolo, il numero di tazzine da tè vuote su un tavolo era visto come un segno di stravaganza. Un aneddoto storico suggerisce che i soldati russi a Parigi nel 1814 potrebbero aver nascosto tazze vuote per pagare meno, contribuendo potenzialmente a un'abitudine di rimuoverle, che in seguito si trasformò in una superstizione.

La soglia di una casa aveva un significato simbolico significativo nelle culture slave, rappresentando il confine tra il domestico e l'ultraterreno. Il passaggio di oggetti oltre questa soglia si credeva disturbasse gli spiriti ancestrali e invitasse la sfortuna, riflettendo un profondo rispetto per i defunti e il regno spirituale. Le credenze slave postulavano anche un folletto sulla spalla sinistra e un angelo custode sulla destra. Per contrastare l'influenza del folletto sulle buone parole, si credeva che rumori forti o fischi lo allontanassero. Anche il numero tre, significativo nella tradizione cristiana, gioca un ruolo, con la ripetizione rituale di suoni come "tsif-tsif-tsif" per buona fortuna, simboleggiante la Santissima Trinità.

La persistenza delle superstizioni può essere compresa attraverso una lente psicologica. Bias cognitivi, come il bias di conferma e la correlazione illusoria, giocano un ruolo significativo. I nostri cervelli sono cablati per trovare schemi e legami causali, anche dove non esistono, come meccanismo di sopravvivenza. Sebbene ciò possa portare a credenze irrazionali, evidenzia anche il bisogno umano di controllo e conforto in situazioni incerte. Queste tendenze psicologiche profondamente radicate, combinate con narrazioni storiche e culturali, spiegano perché queste antiche credenze continuano a risuonare ancora oggi.

Fonti

  • НОВОСТИ Mail.Ru

  • Суеверие — Википедия

  • Славянская мифология — Википедия

  • Why Do We Believe in Superstitions? — Psychology Today

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