L'industria petrolchimica globale sta attraversando una fase di profonda trasformazione, segnata da un'eccessiva capacità produttiva, margini operativi negativi e perdite significative per i principali operatori. Questa crisi, acuita dalle tariffe commerciali statunitensi e dagli elevati costi energetici in Europa, sta spingendo il settore verso una contrazione, con conseguenti chiusure di impianti e una ridefinizione delle strategie operative a livello mondiale.
La Corea del Sud si trova in prima linea in questo processo di ristrutturazione. Il governo ha sollecitato le dieci maggiori aziende petrolchimiche del paese a ridurre la capacità di cracking del nafta di 2,7-3,7 milioni di tonnellate metriche all'anno. Tale contrazione rappresenta circa il 25% della capacità totale annua nazionale, pari a 14,7 milioni di tonnellate. Aziende come LG Chem e Lotte Chemical hanno già registrato perdite nel 2024, inducendole a ridurre la produzione o a considerare la chiusura di alcuni impianti. Questo sforzo di razionalizzazione si inserisce in una strategia più ampia volta ad allineare l'offerta alla domanda e a migliorare la redditività, con un'attenzione crescente verso prodotti chimici speciali e materiali per batterie.
In Europa, la situazione è altrettanto critica. Gli alti costi energetici, esacerbati dalla crisi energetica del 2022, hanno reso molte operazioni non competitive. Dow Inc. ha annunciato la chiusura permanente di tre impianti chimici di base in Germania e Regno Unito entro la fine del 2027, con una potenziale perdita di circa 800 posti di lavoro. Anche altre aziende europee, come BASF, stanno affrontando sfide analoghe, con riduzioni della produzione e una revisione delle strategie per concentrarsi su nicchie di mercato più redditizie e prodotti sostenibili. La competitività dell'industria chimica europea è ulteriormente compromessa dai prezzi dell'energia, significativamente più elevati rispetto a Stati Uniti e Cina, e da normative ambientali più stringenti.
La Cina, pur essendo un attore chiave nell'espansione della capacità petrolchimica, sta anch'essa affrontando la necessità di una ristrutturazione. Il governo cinese sta valutando un piano per chiudere gli impianti più vecchi e meno redditizi, nell'ambito di uno sforzo per frenare la concorrenza distruttiva e migliorare l'efficienza del settore. Questa iniziativa mira a spostare l'attenzione verso prodotti chimici fini speciali, in particolare quelli utilizzati in settori ad alta tecnologia come l'intelligenza artificiale, la robotica e i semiconduttori.
Le tariffe commerciali imposte dagli Stati Uniti, inizialmente del 25% sulle importazioni petrolchimiche sudcoreane e poi ridotte al 15% a seguito di un accordo commerciale, hanno agito da catalizzatore per questa necessaria contrazione. Tali misure hanno evidenziato la fragilità delle catene di approvvigionamento globali e hanno spinto le aziende a rivalutare le proprie operazioni. L'industria petrolchimica globale, storicamente caratterizzata da una rapida espansione, si trova ora a un bivio, dove la disciplina dell'offerta e l'innovazione strategica saranno fondamentali per la sopravvivenza e il successo a lungo termine. L'eccesso di capacità produttiva, stimato tra il 20% e il 25% entro il 2030, richiede un aggiustamento strutturale che, sebbene doloroso nel breve termine, potrebbe portare a un mercato più equilibrato e sostenibile.