In un significativo passo verso la correzione delle ingiustizie storiche, i Paesi Bassi hanno restituito all'Indonesia oltre 28.000 fossili, tra cui i resti dell'Uomo di Giava. Questa restituzione, avvenuta nel settembre 2025, fa seguito a una richiesta formale dell'Indonesia e si basa sulla raccomandazione della Commissione per le Collezioni Coloniali, che ha stabilito che l'acquisizione di questi reperti da parte dei Paesi Bassi probabilmente violava i diritti locali.
La collezione Dubois, che comprende i fossili cruciali dell'Uomo di Giava, fu scavata alla fine del XIX secolo dal paleoantropologo olandese Eugène Dubois. La decisione del governo olandese di restituire questi reperti sottolinea una tendenza globale crescente verso la restituzione di manufatti dell'era coloniale ai loro paesi d'origine, affrontando le eredità storiche e promuovendo la riparazione culturale. Questa è la sesta volta che i Paesi Bassi restituiscono manufatti basandosi sulle raccomandazioni della Commissione.
L'evento si inserisce in un più ampio movimento di restituzione di manufatti, con esempi noti come la restituzione dei Bronzi del Benin alla Nigeria da parte della Germania e dell'Horniman Museum di Londra nel 2022, e la precedente restituzione da parte dei Paesi Bassi di oltre 200 manufatti all'Indonesia negli ultimi anni. L'Uomo di Giava, scientificamente classificato come Homo erectus, rappresenta una delle prime prove fossili di questa specie arcaica umana, scoperta per la prima volta a Trinil, sulle rive del fiume Solo nell'East Java, Indonesia.
I reperti originali, tra cui una calotta cranica, un dente molare e un femore, furono scoperti tra il 1891 e il 1892. Dubois inizialmente classificò il suo ritrovamento come Pithecanthropus erectus, o "uomo-scimmia eretto", sostenendo che rappresentasse un "anello mancante" tra le scimmie e gli esseri umani. Nonostante le controversie, i fossili dell'Uomo di Giava sono stati a lungo considerati un reperto fondamentale per la documentazione dell'evoluzione umana. La classificazione attuale degli antropologi considera l'Uomo di Giava come una variante asiatica di Homo erectus.
La datazione di questi fossili suggerisce che l'Homo erectus abitò Giava da circa un milione a 500.000 anni fa, con alcune stime che suggeriscono età ancora più antiche, avvicinandosi a 1,5-1,8 milioni di anni fa. L'età stimata dell'Uomo di Giava varia tra 700.000 e 1.490.000 anni fa, rendendolo all'epoca della sua scoperta il più antico fossile ominide mai ritrovato. La restituzione di questi fossili non solo riconosce un torto storico, ma apre anche nuove opportunità per la ricerca scientifica collaborativa tra i Paesi Bassi e l'Indonesia, promuovendo una più equa distribuzione del patrimonio culturale globale e una comprensione più profonda delle nostre origini comuni.