Il Ministero del Lavoro greco ha presentato una proposta di legge che mira a introdurre una giornata lavorativa di 13 ore, una mossa che ha immediatamente suscitato una forte opposizione da parte dei sindacati e acceso un acceso dibattito sulla modernizzazione delle leggi sul lavoro nel paese.
La proposta, presentata a luglio 2025, consentirebbe ai dipendenti di lavorare fino a 13 ore al giorno per lo stesso datore di lavoro, per un massimo di 37 giorni all'anno, a condizione che vengano rispettati i limiti di riposo e i massimali settimanali. Questa iniziativa si inserisce in un contesto in cui i lavoratori greci già registrano il più alto numero di ore lavorate nell'Unione Europea, con più di 1886 ore annuali nel 2023. Nonostante queste lunghe ore, la produttività e il potere d'acquisto dei lavoratori greci rimangono inferiori alla media europea, con un potere d'acquisto inferiore del 30% rispetto alla media UE.
I sindacati, guidati dalla Confederazione Generale dei Lavoratori Greci (GSEE), hanno definito la proposta un "passo indietro" e temono che possa portare allo sfruttamento dei lavoratori, minare il libero contrattazione collettiva e spingere i lavoratori in un "era medievale". Per protestare contro questa misura, i sindacati hanno indetto uno sciopero generale per il 1° ottobre 2025.
Il professor Theodoros Koutroukis, esperto di relazioni industriali, ha avvertito che la legislazione potrebbe avere un impatto negativo sul mercato del lavoro, causando una diminuzione della soddisfazione lavorativa e della produttività dei dipendenti. D'altro canto, il governo, attraverso il Ministro del Lavoro Niki Kerameos, sostiene che la riforma mira a modernizzare la legislazione sul lavoro e ad adattarla alle esigenze del mercato attuale. Il governo vede in questo passo una modernizzazione e una soluzione al problema della carenza di personale (circa 80.000 posti vacanti in settori come il turismo e l'ospitalità). Kerameos ha sottolineato che la giornata lavorativa di 13 ore sarebbe volontaria e che i dipendenti non sarebbero obbligati a lavorare straordinari.
La proposta include anche la flessibilità nei giorni di ferie, la possibilità di ore extra giornaliere a breve termine (fino a 120 minuti) e la disponibilità dei dipendenti tramite app, oltre alla potenziale introduzione di una settimana lavorativa di quattro giorni con 40 ore. Le statistiche di Eurostat evidenziano che i lavoratori greci hanno le settimane lavorative più lunghe nell'UE, con più di 1886 ore annuali nel 2023. Dati OCSE del 2023 collocano la Grecia a 1.897 ore annuali, superando la Germania (1.340 ore) e gli Stati Uniti (1.811 ore), mentre i Paesi Bassi registrano la settimana lavorativa più breve con 32,1 ore. Nonostante queste cifre, la produttività greca è inferiore alla media OCSE.
La proposta di legge si inserisce in un contesto di riforme del mercato del lavoro in Grecia, iniziate con la legge 5053/2023 che ha introdotto la settimana lavorativa di sei giorni in alcuni settori, consentendo fino a 48 ore settimanali con un supplemento del 40% per il sesto giorno. Le preoccupazioni dei sindacati si concentrano sul rischio che queste misure normalizzino orari di lavoro estremi in un paese che già lotta con bassi salari e un alto costo della vita. La GSEE ha definito la proposta di 13 ore "una lapide per la giornata lavorativa di otto ore", avvertendo che normalizzerà il superlavoro in un paese che già guida l'Europa per ore lavorate. La proposta, che sarà sottoposta a consultazione pubblica, solleva interrogativi fondamentali sul futuro dell'equilibrio tra vita professionale e vita privata e sulla sostenibilità di un modello lavorativo che sembra andare controcorrente rispetto alle tendenze europee verso orari di lavoro più brevi.
L'opinione pubblica, secondo i sondaggi di Metron Analysis, propende anche per una riduzione dell'orario di lavoro. Il 94% dei lavoratori è favorevole a una riduzione dell'orario di lavoro mantenendo il salario, mentre il 56% si oppone alla proposta di una giornata lavorativa di 13 ore. La maggior parte degli intervistati ritiene che la riduzione dell'orario di lavoro avrebbe un impatto positivo sulla vita familiare e sociale, nonché sulla salute fisica e mentale.