Divisioni UE sulle Sanzioni contro Israele, la Germania Blocca le Esportazioni di Armi

Modificato da: S Света

Le crescenti tensioni legate alla crisi umanitaria a Gaza hanno evidenziato profonde divergenze tra le nazioni dell'Unione Europea riguardo all'adozione di sanzioni contro Israele. Sebbene la Commissione Europea avesse proposto misure restrittive, tra cui l'esclusione di startup israeliane dal fondo di ricerca "Horizon Europe", l'opposizione di alcuni Stati membri ha bloccato un'azione unitaria. In questo scenario di stallo diplomatico, la Germania ha intrapreso una strada autonoma, annunciando l'8 agosto 2025 la sospensione delle esportazioni di armi verso Israele che potrebbero essere impiegate nella Striscia di Gaza. Il Cancelliere Friedrich Merz ha motivato questa decisione con la profonda preoccupazione per l'impatto umanitario delle crescenti azioni militari israeliane, pur riaffermando il diritto di Israele all'autodifesa. Questa mossa tedesca rappresenta un significativo cambio di rotta, considerando il tradizionale forte sostegno di Berlino a Tel Aviv, radicato nella responsabilità storica legata all'Olocausto. Le esportazioni di armi tedesche verso Israele sono diminuite nel 2024, anche a causa di sfide legali e dell'opinione pubblica crescente che chiede maggiore pressione su Israele. Un sondaggio ha rivelato che il 66% dei tedeschi desidera che il governo eserciti maggiore pressione su Israele, con una diminuzione della percezione di una responsabilità storica speciale verso lo Stato ebraico. Altre nazioni europee hanno adottato posizioni distinte. Il Regno Unito, tramite il Segretario agli Esteri David Lammy, ha sospeso i negoziati per un accordo di libero scambio con Israele, citando il deterioramento delle relazioni bilaterali a causa dell'espansione militare israeliana a Gaza. L'Irlanda, invece, sta procedendo con la sua legislazione per vietare l'importazione di beni provenienti dagli insediamenti israeliani nei territori occupati, nonostante le pressioni statunitensi. Il Ministro degli Esteri irlandese Simon Harris ha sottolineato la forte convinzione popolare in Irlanda, Europa e nel mondo riguardo alle attività in Gaza. Nei Paesi Bassi, le proteste "Red Line" a L'Aia, iniziate il 18 maggio e culminate il 15 giugno 2025, hanno visto la partecipazione di oltre 150.000 persone, la più grande manifestazione nel paese in due decenni. I manifestanti chiedevano sanzioni contro Israele e la sospensione dell'accordo di associazione UE-Israele. Sul piano internazionale, il 15 luglio 2025, la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) ha adottato misure provvisorie nel caso di genocidio intentato dal Sudafrica contro Israele. Nello stesso giorno, la Corte Penale Internazionale (ICC) ha emesso mandati d'arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex Ministro della Difesa Yoav Gallant per presunti crimini di guerra e contro l'umanità. La reazione a questi mandati è stata variegata: mentre alcuni paesi europei, come i Paesi Bassi, hanno espresso disponibilità a farli rispettare, altri, come l'Ungheria, hanno criticato la decisione dell'ICC, definendola "assurda" e "cinica". La Cina ha auspicato che l'ICC mantenga una posizione "oggettiva e giusta", mentre la Turchia ha definito i mandati un "passo cruciale" verso la giustizia. Queste azioni divergenti tra gli Stati membri dell'UE sottolineano la complessità nel raggiungere un consenso su politiche comuni verso Israele, indebolendo la capacità diplomatica collettiva del blocco. La frammentazione delle risposte nazionali, unitamente alle azioni di organismi internazionali, riflette la gravità delle accuse e le sfide nel perseguire la responsabilità legale a livello globale.

Fonti

  • Deutsche Welle

  • Deutsche Welle

  • Associated Press

  • Time

  • Reuters

  • Financial Times

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