Il 15 agosto 2025 segna il quarto anniversario del ritorno al potere dei talebani in Afghanistan. Le celebrazioni ufficiali a Kabul, con lanci di fiori da elicotteri e discorsi di funzionari governativi, sono state tuttavia riservate esclusivamente agli uomini, escludendo le donne dalla partecipazione. Questo evento si svolge in un contesto di severe restrizioni imposte alle donne e alle ragazze, che hanno portato a proteste sia all'interno del paese che all'estero, e a un'azione legale internazionale senza precedenti. Dal 2021, i talebani hanno implementato un'interpretazione rigida della legge islamica, limitando drasticamente i diritti delle donne e delle ragazze. L'accesso all'istruzione è ora limitato alla scuola primaria, molte professioni sono precluse e gli spazi pubblici sono inaccessibili senza un accompagnatore maschile. Questa sistematica esclusione dalla vita pubblica ha generato una profonda crisi sociale ed economica, con un impatto devastante sulla salute mentale della popolazione femminile. Studi recenti indicano che l'esclusione di milioni di ragazze dall'istruzione potrebbe portare a un aumento del 45% dei parti precoci e a un incremento della mortalità materna fino al 50% entro il 2026. In risposta a questa situazione, gruppi di attiviste per i diritti delle donne hanno organizzato manifestazioni in diverse province, tra cui Takhar, e anche nella capitale pakistana, Islamabad. Queste proteste, spesso condotte in privato per timore di rappresaglie, sono un segno della resilienza delle donne afghane nel chiedere il rispetto dei loro diritti fondamentali. Le attiviste hanno espresso il loro dissenso attraverso canti e slogan, definendo il giorno dell'anniversario come una "ferita aperta" che non si è ancora rimarginata.
Sul fronte internazionale, la comunità globale ha condannato fermamente le politiche dei talebani. Nel luglio 2025, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso mandati di arresto per il leader supremo dei talebani, Hibatullah Akhundzada, e per il capo della giustizia del paese, Abdul Hakim Haqqani. Le accuse includono il crimine contro l'umanità di persecuzione basata sul genere. La CPI ha sottolineato che queste azioni rappresentano un attacco diffuso e sistematico contro l'intera popolazione civile afghana, riconoscendo al contempo le esperienze di coloro che non si conformano alle rigide politiche di genere dei talebani, inclusa la comunità LGBTQI+. Nonostante la condanna internazionale e le azioni legali, i talebani hanno respinto l'autorità della CPI, definendo le accuse come un insulto all'Islam e alla Sharia. L'impatto di queste politiche restrittive si estende anche all'economia afghana, con una perdita economica annuale stimata di 1 miliardo di dollari a causa del divieto di lavoro per le donne. La comunità internazionale, attraverso le Nazioni Unite e organizzazioni per i diritti umani, continua a chiedere responsabilità e il ripristino dei diritti fondamentali per le donne e le ragazze afghane, sottolineando la necessità di un approccio globale che combini pressione diplomatica, sanzioni mirate e sostegno alla società civile.