Progetto ALBATOR: Fascio Ionico a Contatto Zero per la Sicurezza Orbitale

Modificato da: Tetiana Martynovska 17

L'orbita terrestre è sempre più congestionata, con i detriti spaziali che rappresentano una minaccia concreta per la continuità delle operazioni satellitari e per infrastrutture critiche come la Stazione Spaziale Internazionale. In risposta a questa crescente problematica, il progetto ALBATOR si propone come una soluzione ingegneristica avanzata, focalizzata sullo sviluppo di metodologie non cinetiche per la rimozione dei rifiuti orbitali.

L'iniziativa, che vanta un investimento di 3,9 milioni di euro, è interamente dedicata alla creazione di tecniche per la bonifica spaziale che evitano il contatto fisico, ritenuto un rischio intrinseco delle catture tradizionali come reti o agganci meccanici. Il cuore tecnologico di ALBATOR, acronimo di "ECR-Based Multicharged Ion Beam for Active Debris Removal and Other Remediation Strategies", consiste nell'impiego di un fascio ionico per modificare delicatamente la traiettoria dei detriti pericolosi. L'obiettivo è imprimere una spinta sufficiente per indurre un rientro atmosferico accelerato degli oggetti indesiderati, riducendo così il pericolo nello spazio operativo.

A coordinare questa impresa è la startup francese OSMOS X, specializzata in propulsori spaziali, che mira a lanciare i propri veicoli spaziali senza equipaggio entro il 2030. Il consorzio è di stampo internazionale, includendo prestigiose università da Spagna e Germania, oltre alla filiale lussemburghese di NorthStar, fornitore di servizi per la consapevolezza della situazione spaziale (SSA). NorthStar ha evidenziato come l'approccio di ALBATOR, evitando la cattura fisica, offra una via più sicura e versatile per gestire la proliferazione dei detriti.

Il sostegno finanziario per questa ricerca di frontiera proviene dal programma Pathfinder del Consiglio Europeo per l'Innovazione (EIC), destinato a finanziare progetti "deep-tech" ad alto rischio scientifico ma con potenziale trasformativo. La tabella di marcia del progetto è definita in 3,5 anni, con una conclusione prevista per il febbraio 2029. Questo contesto di urgenza è sottolineato dalle stime dell'Agenzia Spaziale Europea, che contano circa 140 milioni di frammenti di spazzatura orbitale di almeno 1 mm, un numero destinato a crescere, con studi NOAA che prevedono che entro il 2040 i detriti satellitari in rientro potrebbero eguagliare la polvere meteorica.

Fonti

  • Space.com

  • EIC Pathfinder - European Innovation Council - European Commission

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