Immagini MRO della NASA rivelano dettagli sulla Cometa Interstellare 3I/ATLAS vicino a Marte

Modificato da: Tetiana Martynovska 17

La NASA condivide le immagini della cometa interstellare 3I/ATLAS

La recente analisi delle immagini acquisite dal Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA sta fornendo agli astronomi dati essenziali per affinare le stime sulle dimensioni e sulle proprietà fisiche della cometa interstellare 3I/ATLAS. Questo corpo celeste è il terzo oggetto di origine interstellare confermato a transitare nel nostro Sistema Solare. La sua traiettoria ha comportato un incontro ravvicinato con il pianeta Marte, mentre la natura iperbolica della sua orbita, caratterizzata da un'eccentricità di 6,1394 ± 0,00003, la più alta mai registrata, ne conferma l'assenza di legame gravitazionale con il Sole.

La NASA ha appena pubblicato le ultime immagini della cometa interstellare 3I/ATLAS, osservate da otto diversi veicoli spaziali, satelliti e telescopi.

Il 2 ottobre 2025, l'MRO ha utilizzato il suo strumento principale, l'High Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE), per osservare 3I/ATLAS da una distanza di 30 milioni di chilometri, una manovra che ha richiesto una rotazione simile a quella eseguita con successo nel 2014 per studiare la cometa Siding Spring. Le immagini risultanti mostrano 3I/ATLAS come una macchia indistinta, riflesso della chioma polverosa e ghiacciata espulsa durante il transito. Queste acquisizioni, effettuate con una scala spaziale di circa 30 km per pixel, sono fondamentali per stabilire un limite superiore alla dimensione effettiva del nucleo cometario. Il Dottor Shane Byrne, Principal Investigator di HiRISE, ha sottolineato la rarità intrinseca di tali osservazioni di oggetti interstellari.

Hubble ha catturato questa immagine della cometa interstellare 3I/ATLAS il July 21, 2025, quando la cometa era a 277 million miles da Earth

L'analisi in corso mira anche a identificare eventuali frammenti nucleari o getti di gas, fenomeni spesso associati alla frammentazione cometaria. Il Professor James Wray ha evidenziato che i tre oggetti interstellari osservati finora, inclusi 1I/'Oumuamua e 2I/Borisov, presentano marcate differenze reciproche e rispetto alle comete endemiche del Sistema Solare. Le prime stime suggeriscono che il nucleo di 3I/ATLAS potrebbe essere fino a dieci volte più grande di quello di 2I/Borisov, sebbene il suo diametro effettivo sia probabilmente inferiore a 1,2 km. La Dottoressa Leslie Tamppari ha notato come l'MRO integri lo studio di questi visitatori spaziali con la sua missione primaria di monitoraggio dei fenomeni superficiali marziani.

La cometa 3I/ATLAS è stata ufficialmente scoperta il 1° luglio 2025 presso Río Hurtado, in Cile, dal sistema ATLAS, quando si trovava a 4,5 Unità Astronomiche (UA) dal Sole. Il suo massimo avvicinamento al Sole (perielio) è stato registrato il 29 ottobre 2025, transitando a 1,357 UA dal Sole a una velocità orbitale di 68,3 km/s. Il passaggio più prossimo a Marte è avvenuto il 3 ottobre 2025, a circa 29 milioni di chilometri, mentre il massimo avvicinamento alla Terra è previsto per il 19 dicembre 2025, a 1,80 UA. Studi recenti, come quello di Matthew Hopkins e collaboratori, stimano che 3I/ATLAS possa avere un'età compresa tra 7,6 e 14 miliardi di anni, suggerendo che potrebbe essere la cometa più antica mai osservata, formatasi nel disco spesso della Via Lattea.

L'ESA ha contribuito alla precisione orbitale utilizzando i dati del Trace Gas Orbiter (TGO) durante il sorvolo marziano avvenuto il 3 ottobre 2025, a circa 29 milioni di chilometri di distanza. Le analisi chimiche indicano una superficie alterata dai raggi cosmici, con un contenuto maggiore di anidride carbonica e monossido di carbonio rispetto alle comete solari. L'astrofisico Paolo De Bernardis ha ribadito che le anomalie osservate, inclusa la composizione in nichel, sono spiegabili per una cometa naturale proveniente da un ambiente stellare differente.

Fonti

  • Sci.News: Breaking Science News

  • LiveNOW from FOX

  • NASA

  • Wikipedia

  • Sci.News

  • The University of Arizona

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