Due Cambiamenti Evolutivi Chiave Hanno Permesso la Locomozione Bipede Umana, Rivela Uno Studio

Modificato da: Katia Remezova Cath

Una ricerca pubblicata sulla rivista *Nature* ha identificato due trasformazioni evolutive fondamentali che hanno permesso ai nostri antenati di sviluppare la locomozione bipede. Scienziati della Harvard University, analizzando campioni di tessuto embrionale umano e di altre specie di primati, hanno approfondito l'adattamento della struttura pelvica nel corso dell'evoluzione.

Il primo adattamento cruciale ha riguardato la riorientazione delle placche di crescita pelvica durante lo sviluppo embrionale. Questo processo ha modificato l'ileo, la porzione superiore del bacino, da una forma alta e stretta a una più ampia e curva. Tale cambiamento ha migliorato significativamente l'equilibrio e l'efficienza nella deambulazione, fornendo punti di ancoraggio per i muscoli glutei che mantengono l'equilibrio durante il movimento.

Il secondo cambiamento fondamentale è stato un ritardo nell'ossificazione del bacino. Questa modifica ha permesso la nascita di neonati con cervelli più grandi, senza compromettere l'anatomia necessaria per la camminata eretta. Questo ritardo ha preservato la nuova forma vantaggiosa dell'ileo, consentendo al contempo alle donne di avere un canale del parto sufficientemente ampio per accogliere neonati con cervelli più grandi, un aspetto noto come "dilemma ostetrico".

Queste specifiche evoluzioni hanno distinto gli esseri umani da altri primati, come gli scimpanzé, favorendo un movimento bipede energeticamente efficiente e liberando le mani per attività quali l'uso di strumenti. La ricerca ha identificato oltre 300 geni coinvolti in queste innovazioni, con un'enfasi particolare sugli elementi regolatori che hanno giocato un ruolo in questi sviluppi.

Questi mutamenti evolutivi sono stati determinanti per l'evoluzione umana, influenzando sia la locomozione che lo sviluppo cerebrale. La ricerca ha evidenziato come piccole variazioni nello sviluppo embrionale possano portare a cambiamenti anatomici di grande portata, come la capacità di camminare eretti. La comprensione di questi meccanismi potrebbe offrire nuove prospettive anche per spiegare determinate condizioni mediche legate al bacino e alla colonna vertebrale umana.

Ulteriori approfondimenti da studi correlati suggeriscono che il bipedismo potrebbe essersi evoluto anche in ambienti arborei, come parte della ricerca di cibo, prima di essere adattato alla vita nella savana. Questa ipotesi, basata sull'osservazione del comportamento degli scimpanzé in habitat misti, contrasta con teorie precedenti che associavano il bipedismo principalmente ad attività a livello del terreno. La ricerca genetica comparativa, inoltre, sottolinea come cambiamenti poligenici e regolatori abbiano contribuito all'evoluzione morfologica degli ominidi, evidenziando la complessità dei meccanismi genetici alla base delle caratteristiche umane distintive.

La scoperta di antichi utensili in pietra, risalenti a un'epoca precedente alle prime specie del genere Homo conosciute, rafforza l'idea che la capacità di manipolazione, resa possibile dalle mani libere, sia stata un fattore chiave nell'evoluzione umana.

Fonti

  • L'Eco di Bergamo

  • Reuters

  • Harvard Gazette

  • Science

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