Un team di ricerca internazionale guidato dalla Cina ha documentato la presenza di ecosistemi chemisintetici attivi nelle fosse oceaniche del Pacifico nord-occidentale, specificamente nelle fosse delle Curili-Kamchatka e delle Aleutine. Utilizzando il sommergibile avanzato Fendouzhe, i ricercatori hanno esplorato queste aree per oltre 40 giorni, raggiungendo profondità estreme fino a 9.533 metri (31.276 piedi). Questa scoperta rappresenta la documentazione più profonda di tali comunità biologiche mai registrata, superando l'altezza del Monte Everest.
Questi ecosistemi prosperano in assenza di luce solare, basando la vita sulla conversione di sostanze chimiche come metano e idrogeno solforato in energia. Gli organismi predominanti identificati includono vermi tubicoli e molluschi bivalvi, alcuni dei quali potrebbero essere specie nuove per la scienza. La loro capacità di sostenersi tramite reazioni chimiche, anziché la fotosintesi, sfida le concezioni tradizionali sull'adattabilità della vita in condizioni estreme. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature il 30 luglio 2025, amplia la comprensione dei limiti della vita sulla Terra e suggerisce potenziali implicazioni per la ricerca di vita extraterrestre, data la possibilità che forme di vita simili esistano negli oceani di altri pianeti. La spedizione ha mappato oltre 2.500 chilometri del fondale oceanico, identificando queste comunità in 41 siti diversi. L'analisi dei campioni di sedimento ha confermato che il metano è di origine microbica, indicando la biologia come motore energetico di questi ecosistemi. La ricerca futura si concentrerà sui meccanismi metabolici che permettono a queste creature di adattarsi a pressioni elevate e di sfruttare le reazioni chimiche per il loro sostentamento.