Le fluttuazioni estreme del livello del mare antico svelano l'instabilità delle calotte glaciali, sfidando i modelli climatici

Modificato da: Tetiana Martynovska 17

Una scoperta rivoluzionaria nel campo della paleoclimatologia ha rivelato che, durante l'ultima Era Glaciale, i livelli globali del mare raggiunsero un picco impressionante, arrivando fino a 20 metri al di sopra delle attuali misurazioni. Questa conclusione, frutto di una vasta indagine pubblicata sulla prestigiosa rivista Science, impone una profonda riconsiderazione delle cronologie climatiche terrestri stabilite. La ricerca, diretta dal paleoclimatologo Peter Clark dell'Oregon State University, sottolinea l'intrinseca e maggiore instabilità delle vaste calotte glaciali del pianeta rispetto a quanto precedentemente ipotizzato.

L'analisi approfondita indica che queste drammatiche oscillazioni nell'altezza oceanica non furono eventi isolati confinati alla fine dell'Era Glaciale. Al contrario, si verificarono ripetutamente durante l'intero Pleistocene, un'era geologica che si estende da 2,6 milioni a 11.700 anni fa. Questo lungo periodo fu caratterizzato da cicli glaciali ricorrenti, durante i quali enormi masse di ghiaccio si espandevano e si ritiravano in Nord America e in Eurasia. Per ricostruire queste variazioni, i ricercatori hanno esaminato meticolosamente carote di sedimenti prelevate dalle profondità marine, analizzando in particolare i gusci fossilizzati di organismi marini microscopici noti come foraminiferi, che contengono indizi chimici cruciali sulle temperature storiche e sul volume di ghiaccio bloccato.

I risultati dello studio mettono in discussione il precedente consenso scientifico. Si riteneva che le oscillazioni più significative del livello del mare fossero state circoscritte prevalentemente alla fase successiva dell'Era Glaciale, in particolare durante la Transizione del Pleistocene Medio (avvenuta tra 1,25 milioni e 700.000 anni fa). In quel periodo, i cicli glaciali si allungarono, passando da un ritmo di 41.000 anni a uno dominante di 100.000 anni. Tuttavia, la nuova ricostruzione, che copre gli ultimi 4,5 milioni di anni, dimostra inequivocabilmente che molti cicli precedenti, operanti sulla scala temporale di 41.000 anni, presentavano fluttuazioni altrettanto estreme di quelle osservate in seguito.

Clark ipotizza che la presenza costante di vaste calotte glaciali in questo arco temporale esteso suggerisca che i meccanismi che ne guidano la crescita e il declino siano radicati in modo più profondo nei circuiti di retroazione interni del sistema climatico, anziché essere controllati unicamente dalla forzante orbitale esterna. Ciò rende necessaria l'elaborazione di modelli esplicativi più completi che vadano oltre le attuali ipotesi riguardanti la Transizione del Pleistocene Medio.

Il team di ricerca era composto da specialisti provenienti da diverse istituzioni internazionali, tra cui gli Stati Uniti, la Germania, il Regno Unito e la Cina. Tra i membri chiave figurano Steven Hostetler e Nicklas Pisias dell'Oregon State University, Jeremy Shakun del Boston College, Yair Rosenthal della Rutgers University e David Pollard della Pennsylvania State University.

Le implicazioni di questa analisi storica profonda sono di vitale importanza per la comprensione dei rischi ambientali contemporanei. Clark ha sottolineato che decifrare l'antica interazione tra le calotte glaciali e il clima offre un quadro inestimabile per anticipare le sfide planetarie attuali e future, in particolare per quanto riguarda la stabilità dei bacini glaciali dell'Antartide e della Groenlandia. Precedenti storici rafforzano questo monito: durante il periodo interglaciale Eemiano, 125.000 anni fa, temperature solo leggermente più calde di quelle odierne mantennero livelli marini superiori di 6-9 metri rispetto ad oggi. Questo dimostra che stati climatici passati, anche se marginalmente diversi dal presente, contenevano il potenziale per impegni sostanziali e a lungo termine sull'innalzamento del livello del mare.

Fonti

  • EL IMPARCIAL | Noticias de México y el mundo

  • Agencia SINC

  • Infobae

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