Le più recenti e sofisticate indagini neurobiologiche condotte sui primati stanno portando alla luce i meccanismi estremamente fini e complessi che sottendono la formazione delle strutture corticali, con particolare attenzione alle regioni deputate alla neurogenesi. Un elemento di centralità assoluta in questi processi evolutivi è rappresentato dalla Zona Sottoventricolare Esterna (OSVZ). È stato dimostrato che, nei primati, l'OSVZ costituisce la fonte cellulare primaria da cui originano i neuroni destinati a popolare gli strati superiori della corteccia cerebrale. Questo specifico schema architetturale si distingue in modo significativo da quello riscontrato nei roditori, dove la Zona Sottoventricolare standard (SVZ) svolge il ruolo dominante nella generazione di nuovi neuroni. La comprensione approfondita di queste marcate differenze interspecifiche è cruciale, in quanto getta luce sulle distinte traiettorie evolutive che hanno portato alla diversificazione e alla complessità del sistema nervoso superiore.
Un fattore chiave che determina in maniera preponderante l'architettura finale del cervello è la durata della fase G1 all'interno del ciclo di divisione cellulare. È una peculiarità dei primati possedere un periodo G1 notevolmente più esteso, il quale favorisce un incremento sostanziale del numero di divisioni che precedono la differenziazione finale delle cellule. Questo allungamento temporale agisce come un moltiplicatore, aumentando in modo esponenziale l'output finale di neuroni. Tale abbondanza cellulare è la premessa indispensabile per la formazione di un cortex più complesso e altamente circonvoluto. Inoltre, la dilatazione della fase G1 offre un intervallo temporale maggiore durante il quale i fattori ambientali ed esterni possono esercitare la loro influenza, modulando il prodotto cellulare definitivo, dato che è proprio in questa fase che la cellula è metabolicamente più attiva, crescendo e sintetizzando le macromolecole (RNA e proteine) necessarie per la sua proliferazione e il suo destino.
Il percorso evolutivo che ha culminato nell'attuale livello di complessità cerebrale è caratterizzato da specifici e mirati cambiamenti genetici. Tra questi, il gene ARHGAP11B è stato riconosciuto come un potente catalizzatore della crescita delle cellule progenitrici, una funzione che si correla direttamente con l'aumento della complessità della struttura solcata, tipica dei primati superiori. La rilevanza di ARHGAP11B è stata confermata in modo lampante attraverso esperimenti: l'introduzione di questo gene umano negli embrioni di uistitì (marmoset) ha indotto un aumento significativo delle dimensioni della neocorteccia e un notevole incremento della sua complessità strutturale. A contribuire ulteriormente a questo processo di sofisticazione vi è la famiglia di geni NOTCH2NL, un tratto genetico unico nell'uomo, che svolge la funzione di ritardare l'inizio della neurogenesi. Questo ritardo strategico consente alle cellule progenitrici di mantenere la loro capacità di auto-rinnovamento per un periodo prolungato, massimizzando così il pool di cellule disponibili per la costruzione corticale.
L'analisi e la comprensione di questi meccanismi fondamentali di sviluppo, osservati nei parenti evolutivi più prossimi all'uomo, offrono un contesto di inestimabile valore per ricostruire la traiettoria evolutiva del cervello umano. Tali scoperte non sono solo di interesse teorico, ma costituiscono la base scientifica imprescindibile per lo studio e la caratterizzazione dei disturbi neurologici che sono specifici dell'uomo, come alcune forme di autismo o schizofrenia. Inoltre, aprono nuove prospettive per l'elaborazione di strategie innovative volte alla correzione delle disfunzioni corticali. Approfondire le radici dei processi cellulari, come l'influenza esercitata da ARHGAP11B sulla proliferazione delle cellule gliali radiali, dischiude il potenziale per una armonizzazione e un ripristino delle strutture cerebrali a un livello di dettaglio estremamente fine. In definitiva, la ricerca sta riuscendo a collegare in modo esplicito le variazioni genetiche, che hanno guidato la nostra evoluzione, alla formazione della nostra unica e complessa realtà cognitiva, offrendo speranze concrete per la medicina rigenerativa del futuro.