Il Ministero dell'Ambiente cileno ha ufficialmente rivisto lo stato di conservazione del pinguino di Humboldt, declassandolo da 'vulnerabile' a 'in pericolo'. Questa decisione riflette una profonda preoccupazione per il futuro della specie, basata su dati allarmanti che indicano un declino significativo della popolazione nel corso degli ultimi cinquant'anni lungo le coste del Cile e del Perù. La classificazione internazionale dell'IUCN mantiene già la specie come 'in pericolo'.
Le minacce che spingono il pinguino di Humboldt verso una condizione più precaria sono molteplici e interconnesse. L'intrappolamento involontario nelle reti da pesca e la pesca eccessiva di risorse alimentari chiave, come sardine e acciughe, riducono drasticamente la disponibilità di cibo. A ciò si aggiungono gli effetti destabilizzanti dei fenomeni climatici intensi, come le ricorrenti manifestazioni di El Niño, sui cicli riproduttivi. Eventi recenti, inclusa la devastante epidemia di influenza aviaria del 2023, hanno inoltre causato perdite significative di esemplari.
Studi condotti tra il 2021 e il 2022 da accademici, tra cui il Dr. Alejandro Simeone dell'Università Andrés Bello, hanno stimato che la popolazione riproduttiva in Cile si attesti intorno alle 2.500-3.000 coppie, una cifra inferiore alle stime precedenti. Nel 2023, in alcune aree monitorate, si è registrato un crollo drastico, con il passaggio da 842 coppie riproduttive l'anno precedente a una sola in alcune isole centrali, sebbene i censimenti futuri siano attesi per chiarire lo stato attuale post-influenza aviaria.
In risposta a questa emergenza, il governo cileno ha lanciato un'iniziativa strategica. Il 26 luglio 2024, il Ministro dell'Ambiente Maisa Rojas ha presentato il Piano Nazionale per la Conservazione del Pinguino di Humboldt, denominato Piano RECOGE. Questa strategia, concepita per un orizzonte di vent'anni, è un impegno collaborativo che coinvolge enti chiave come CONAF, il Ministero dell'Ambiente, Sernapesca e Subpesca. L'obiettivo primario è mitigare i fattori di rischio antropogenici e salvaguardare gli habitat di nidificazione cruciali, come l'Arcipelago di Humboldt, che ospita l'89% delle colonie riproduttive mondiali.
Gli specialisti avvertono che la ripresa sarà un percorso lento, data la natura del ciclo riproduttivo della specie, e sottolineano la necessità di azioni immediate e costanti per la tutela degli ambienti marini. La situazione è considerata così delicata che alcuni esperti temono un ulteriore passaggio allo stato di 'in pericolo critico'. La protezione statunitense sotto l'Endangered Species Act era stata concessa già nell'agosto 2010.
