La Svizzera sta valutando un cambiamento significativo nella sua politica energetica, con il governo che ha presentato una proposta di legge per rimuovere il divieto di costruzione di nuove centrali nucleari. Questa iniziativa, legata al movimento "Stop ai rifiuti sulle pendici", mira a semplificare il processo per un potenziale ritorno all'energia nucleare, richiedendo alle aziende di ottenere licenze soggette all'approvazione parlamentare e a un eventuale referendum. La proposta è attesa in parlamento entro agosto 2026.
La proposta attuale rappresenta un potenziale cambio di rotta rispetto alla politica energetica svizzera, consolidata dal referendum del 2017 e dall'incidente di Fukushima del 2011, che avevano sancito l'abbandono graduale del nucleare e vietato nuove costruzioni a partire dal 1° gennaio 2018. La proposta si focalizza sulla revoca specifica del divieto di nuove costruzioni attraverso una modifica legislativa, piuttosto che un emendamento costituzionale. Axpo Holdings AG, che gestisce circa il 60% della capacità nucleare svizzera, ha dichiarato di non avere piani attuali per nuove costruzioni, sottolineando la necessità di una condivisione dei rischi normativi e finanziari. Axpo considera l'energia nucleare una "tecnologia ponte" essenziale per la transizione energetica.
Il dibattito interno vede il Forum Nucleare Svizzero sostenere attivamente la proposta, mentre diversi partiti politici, tra cui i Verdi, i Verdi Liberali, i Socialisti e il partito del Centro, si oppongono, ritenendo che la mossa contraddica il mandato emerso dal referendum del 2017. Anche alcuni cantoni hanno espresso scetticismo o opposizione, mentre altri vedono nella proposta un'opportunità di diversificazione. A livello europeo, la Germania ha completato il suo phase-out nucleare nel 2023, ma il panorama energetico continentale è variegato, con un rinnovato interesse per il nucleare in diversi paesi come strumento per rafforzare la sicurezza energetica e raggiungere gli obiettivi climatici.