La Corte di Giustizia UE annulla gli aiuti di Stato ungheresi per l'espansione nucleare di Paks

Modificato da: Ирина iryna_blgka blgka

La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha annullato la decisione della Commissione Europea di approvare gli aiuti di Stato ungheresi per l'espansione della centrale nucleare di Paks. La sentenza, emessa l'11 settembre 2025, accoglie il ricorso presentato dall'Austria, che contestava l'approvazione iniziale del progetto da parte della Commissione nel 2017.

La Corte ha sottolineato la necessità che la Commissione verifichi non solo la conformità alle norme sugli aiuti di Stato, ma anche il rispetto delle normative UE sugli appalti pubblici per progetti infrastrutturali di tale portata. Il progetto Paks II, pilastro della strategia energetica ungherese, prevede la costruzione di due nuovi reattori da parte della società statale russa Rosatom. L'accordo, stipulato nel 2014, include un prestito da parte di banche statali russe che copre l'80% del costo stimato del progetto, pari a 12,5 miliardi di euro.

L'Austria, paese privo di centrali nucleari, ha espresso preoccupazioni riguardo all'espansione di Paks, sostenendo che l'affidamento diretto del contratto a Rosatom senza gara d'appalto pubblica violasse le norme UE e distorcesse la concorrenza. Sebbene il ricorso iniziale dell'Austria fosse stato respinto dalla Corte Generale dell'UE nel 2018, l'appello alla Corte di Giustizia dell'UE ha ora avuto successo.

La decisione della Corte evidenzia come un processo di gara aperto avrebbe potuto influenzare costi e qualità del progetto. Nonostante l'annullamento, Rosatom ha ribadito il proprio impegno, citando l'adesione agli standard internazionali di sicurezza e agli obblighi contrattuali. Il governo ungherese ha espresso l'intenzione di collaborare con la Commissione per affrontare le preoccupazioni sollevate, affermando che la sentenza non costituisce una violazione fondamentale del diritto UE da parte dell'Ungheria.

La centrale nucleare di Paks fornisce attualmente circa la metà della produzione elettrica dell'Ungheria. L'espansione mira a raddoppiarne la capacità per garantire la sicurezza energetica a lungo termine e prezzi stabili delle utenze. Il progetto ha subito numerosi ritardi, con tempistiche di costruzione variate nel corso degli anni.

Tra gli sviluppi recenti, si segnala la revoca delle sanzioni statunitensi nei confronti delle entità russe coinvolte nel progetto, mossa definita dal Ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó un significativo impulso per la sicurezza energetica e un segnale di miglioramento delle relazioni con l'amministrazione statunitense. Questa decisione statunitense contrasta, tuttavia, con la strategia più ampia dell'UE di ridurre i legami energetici con la Russia. Il costo totale del progetto, inizialmente stimato in 12,5 miliardi di euro, si prevede ora possa raggiungere circa 20 miliardi di euro a causa dell'inflazione e di altri fattori.

Fonti

  • Devdiscourse

  • Reuters

  • Financial Times

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