Il Ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, ha dato il via libera alla costruzione di 3.401 nuove unità abitative nell'area E1 della Cisgiordania, una decisione annunciata il 14 agosto 2025 che ha suscitato ferma condanna da parte della comunità internazionale. Il progetto mira ad espandere gli insediamenti israeliani in una zona strategicamente sensibile, con l'obiettivo dichiarato di "seppellire l'idea di uno stato palestinese" e creare una continuità territoriale israeliana tra Gerusalemme e l'insediamento di Ma'ale Adumim. L'Unione Europea, tramite l'Alto Rappresentante Kaja Kallas, ha definito la decisione una "grave violazione del diritto internazionale" che "mina ulteriormente la soluzione a due stati". La Francia, tramite il suo Ministero degli Esteri, ha espresso ferma opposizione, definendo il piano una "grave violazione del diritto internazionale" e un ostacolo alla soluzione a due stati. L'organizzazione israeliana per i diritti umani Peace Now ha avvertito che la ripresa della costruzione in E1 è "fatale per il futuro di Israele e per qualsiasi possibilità di raggiungere una soluzione pacifica a due stati", sottolineando come tali azioni garantiscano "molti più anni di spargimenti di sangue". Le Nazioni Unite, per bocca del portavoce Stephane Dujarric, hanno esortato Israele a ritirare la decisione, affermando che "porrebbe fine alle prospettive di una soluzione a due stati" e che gli insediamenti "vanno contro il diritto internazionale". Anche il Regno Unito, con il Ministro degli Esteri David Lammy, ha condannato il piano come una "flagrante violazione del diritto internazionale".
La mossa di Smotrich è vista da molti come una risposta diretta ai recenti annunci di diversi paesi, tra cui Francia, Regno Unito e Canada, di voler riconoscere uno stato palestinese. L'intenzione dichiarata è di creare fatti compiuti sul terreno che precludano o complichino qualsiasi futuro accordo diplomatico. L'approvazione finale del piano è prevista per il 20 agosto 2025, con la possibilità che i lavori di infrastruttura inizino entro pochi mesi e la costruzione di alloggi entro circa un anno. Questa escalation nell'attività di insediamento, in particolare in un'area così critica per la contiguità territoriale palestinese, solleva serie preoccupazioni per la stabilità regionale e per le prospettive di pace. La comunità internazionale continua a monitorare attentamente gli sviluppi, ribadendo la necessità di rispettare il diritto internazionale e di perseguire una soluzione diplomatica che garantisca la sicurezza e la dignità di entrambe le parti.