Hamas ha accettato una proposta di cessate il fuoco mediata da Egitto e Qatar nell'agosto 2025, volta allo scambio di ostaggi israeliani con prigionieri palestinesi. Tuttavia, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto la proposta, definendola inaccettabile e sollevando preoccupazioni sul disarmo completo di Hamas. Questa situazione negoziale si svolge mentre la Striscia di Gaza affronta una catastrofe umanitaria, con la dichiarazione di carestia da parte di un organismo sostenuto dalle Nazioni Unite.
L'Integrated Food Security Phase Classification (IPC), un sistema di monitoraggio globale della fame sostenuto dall'ONU, ha ufficialmente dichiarato la carestia nel Governatorato di Gaza. Le proiezioni indicano che oltre mezzo milione di persone a Gaza stanno affrontando condizioni catastrofiche, con quasi un terzo della popolazione (circa 641.000 individui) che si prevede raggiungerà livelli simili di insicurezza alimentare entro la fine di settembre 2025. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha descritto la situazione come un "disastro provocato dall'uomo, un'accusa morale e un fallimento dell'umanità stessa", sottolineando gli "obblighi inequivocabili" di Israele come potenza occupante nel garantire la disponibilità di cibo e forniture mediche.
In risposta alla crescente crisi, il Regno Unito ha intensificato i suoi sforzi di aiuto umanitario. Il Segretario di Stato David Lammy ha criticato fermamente le restrizioni imposte da Israele sull'accesso agli aiuti, definendo la situazione una "carestia provocata dall'uomo nel XXI secolo" e chiedendo un cessate il fuoco immediato. Il Regno Unito ha promesso ulteriori 15 milioni di sterline (circa 20 milioni di dollari) in aiuti medici, con funzionari britannici che lavorano attivamente per facilitare l'evacuazione di bambini gravemente malati e feriti per ricevere cure specialistiche negli ospedali del Regno Unito.
Nonostante questi sforzi, la situazione rimane critica, con appelli internazionali urgenti per un maggiore accesso agli aiuti. Nel frattempo, l'Unione Europea ha mostrato significative divisioni interne riguardo alla sua risposta al conflitto. Mentre alcuni Stati membri spingono per misure di pressione economica contro Israele, come la sospensione di accordi commerciali, altri si oppongono a tali azioni. Questa mancanza di consenso è stata vista come un indebolimento della posizione globale dell'UE. Il conflitto, iniziato nell'ottobre 2023, ha già causato oltre 63.000 vittime palestinesi.
Il conflitto attuale si inserisce in un contesto storico di tentativi di cessate il fuoco e di escalation della violenza tra Israele e Hamas. Le precedenti intese hanno fornito solo un sollievo temporaneo, senza affrontare le cause profonde del conflitto e le condizioni umanitarie precarie a Gaza. L'incapacità di raggiungere un accordo duraturo alimenta l'instabilità regionale, con preoccupazioni per un più ampio spillover del conflitto. La comunità internazionale si trova di fronte alla sfida di trovare una soluzione che garantisca sia la sicurezza di Israele sia i diritti e il benessere del popolo palestinese, affrontando al contempo la devastante crisi umanitaria in corso.