Il documentario d'esordio di Samara Sagynbaeva, "Panic Button", affronta le gravi conseguenze di un'indagine su un vasto scandalo di corruzione in Kirghizistan. Al centro della narrazione vi è il giornalista investigativo Ali Toktakunov, la cui inchiesta ha rivelato un sistema di appropriazione indebita stimato intorno ai 700 milioni di dollari. Le indagini di Ali Toktakunov, comprese quelle relative a schemi di corruzione doganale che permettevano di eludere le sanzioni occidentali, hanno attirato l'attenzione non solo a livello nazionale ma anche internazionale. A seguito della pubblicazione del suo reportage, la fonte che aveva fornito le informazioni a Toktakunov fu assassinata, costringendo il giornalista e la sua famiglia a cercare rifugio all'estero. Il film documenta le loro esperienze, dalla fuga iniziale al loro eventuale ritorno in Kirghizistan, in un clima di minacce crescenti.
"Panic Button" ha avuto la sua anteprima internazionale al Festival Internazionale del Cinema di Busan , sollevando interrogativi cruciali sul valore del bene pubblico, della libertà e della libera espressione di fronte al sacrificio della vita privata di una famiglia. Il film è stato anche proiettato al festival One World di Praga, noto per le sue proiezioni dei migliori documentari sui diritti umani. La pellicola esplora anche le implicazioni più ampie per le libertà civili e i media indipendenti in Kirghizistan, un paese dove il giornalismo investigativo affronta sfide significative.
Negli ultimi anni, le autorità kirghise hanno intensificato la repressione contro i media indipendenti, nel tentativo di soffocare il giornalismo investigativo e consolidare il potere governativo. Molti giornalisti e organizzazioni mediatiche, tra cui Temirov Live e 24.KG, sono stati oggetto di accuse dubbie, arresti e persecuzioni legali, spesso in rappresaglia per le loro inchieste su alti livelli di corruzione. La situazione è aggravata da leggi che minacciano di criminalizzare il lavoro dei giornalisti, spingendo molti reporter investigativi a lasciare il paese.
Il documentario di Sagynbaeva è una testimonianza potente del coraggio dei giornalisti investigativi in contesti difficili, evidenziando la loro lotta per la trasparenza e la giustizia in un ambiente ostile. Per la sua attività anticorruzione, Toktakunov è stato insignito del premio "Champion of Anti-Corruption" dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, consegnato dal Segretario di Stato Antony Blinken. La vicenda personale di Toktakunov e della sua famiglia, costretti a vivere sotto costante minaccia, riflette la più ampia battaglia per la libertà di stampa e il diritto all'informazione in Kirghizistan, dove la corruzione sistemica continua a rappresentare una sfida persistente. Nel 2019, il Kirghizistan si è classificato al 126° posto nell'Indice di Percezione della Corruzione di Transparency International, con un punteggio di 30 su 100. Il film, presentato in concorso nella sezione Wide Angle – Documentary Competition, sottolinea come la ricerca della verità possa avere un costo personale elevatissimo, ma anche come sia fondamentale per la salute di una società democratica.