Una nuova prospettiva scientifica collega l'attività magnetica del Sole alle forze mareali esercitate dai pianeti del nostro sistema solare. Ricercatori dell'Helmholtz-Zentrum Dresden-Rossendorf (HZDR) hanno sviluppato un modello innovativo che suggerisce come l'allineamento di pianeti chiave, in particolare Venere, Terra e Giove, ogni undici anni, possa fornire una spinta al campo magnetico solare. Questa interazione ciclica potrebbe essere la causa delle fluttuazioni periodiche nell'attività solare, che a loro volta influenzano fenomeni come le aurore e le tempeste solari.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Solar Physics, propone che queste forze mareali planetarie, sebbene minute, possano risuonare con le onde di Rossby all'interno del Sole, amplificando il loro effetto. Questo meccanismo spiegherebbe non solo il ciclo solare di 11 anni, noto come ciclo di Schwabe, ma anche altre fluttuazioni di diversa durata, offrendo una spiegazione unificata per i diversi cicli solari osservati. Il modello suggerisce inoltre che l'influenza planetaria possa avere un ruolo nel moderare l'attività solare più estrema, contribuendo a rendere il nostro Sole relativamente più calmo rispetto ad altre stelle simili. L'Oscillazione Quasi-Biennale (QBO), una fluttuazione biennale nell'attività solare, viene spiegata dal modello HZDR con un periodo preciso, suggerendo che essa porti a una riduzione dell'attività solare complessiva. Questo avviene perché la QBO impone un'oscillazione a corto periodo che accorcia il tempo in cui il campo magnetico solare mantiene la sua massima intensità, creando una "bimodalità" nella sua forza. Questa riduzione della durata dei picchi di attività potrebbe diminuire la probabilità di eventi solari particolarmente violenti, come la tempesta di Carrington del 1859, che causò interruzioni nelle reti telegrafiche e tempeste geomagnetiche intense.
Le implicazioni di questa scoperta sono profonde, poiché la comprensione del legame tra l'attività solare e le maree planetarie potrebbe migliorare la nostra capacità di prevedere il "meteo spaziale", ovvero le condizioni nello spazio che possono influenzare satelliti, comunicazioni radio, reti elettriche e persino gli astronauti. La ricerca suggerisce che la sincronizzazione planetaria potrebbe essere una ragione fondamentale per la stabilità del nostro ambiente solare, favorendo le condizioni per la vita sulla Terra. Ulteriori studi e modelli più complessi sono in corso per confermare e affinare questi risultati.