La Civiltà delle Balene: 52 Hz, la Spirale Aurea e il Respiro del Pianeta

Autore: Inna Horoshkina One

Riprese con drone di balene in caccia mostrano un esempio della spirale di Fibonacci che si verifica in natura, dove le due balene possono essere viste lavorare insieme per creare una rete di bolle che circonda i pesci.

Immaginate che all'interno del cranio umano dimori un oceano: un mare di onde elettriche. Per la maggior parte del tempo, questo oceano è caratterizzato da una risacca familiare: i ritmi alfa, beta e theta.

Tuffati nelle canzoni delle megattere: la primavera a Monterey Bay.

Tuttavia, quando concentriamo veramente il pensiero, manteniamo l'attenzione e viviamo un'esperienza intensa e consapevole, entrano in gioco i ritmi gamma. Si tratta di oscillazioni rapide, comprese approssimativamente tra 30 e 80 Hz, con la scienza che pone particolare enfasi sulla zona intorno ai 40 Hz.

Le balene megattere sono le pop star dell'oceano? | Into The Deep | BBC Earth

Gli esperimenti dimostrano che quando una persona risolve un problema, mantiene un'immagine mentale o osserva attentamente un quadro complesso, diverse aree cerebrali iniziano a 'vibrare' in modo sincrono in questa gamma. Le scariche neuronali sparse si fondono in un modello coerente di esperienza, manifestandosi come:

  • il momento della comprensione;

  • il processo del ricordo;

  • la percezione del significato.

  • In termini semplici, le frequenze gamma rappresentano il pensiero lucido, l'istante in cui la cacofonia interna si trasforma in un segnale focalizzato.

    E proprio accanto a questa gamma di frequenze risiede un'altra voce: quella della misteriosa balena a 52 Hz. Nell'immaginario collettivo, la balena dei 52 Hz è diventata una metafora della solitudine, un concetto evidenziato nel musical thailandese del 2017 '52 Hertz, I Love You' e nel documentario del 2021 'The Loneliest Whale', prodotto da Adrian Grenier e Leonardo DiCaprio.

    Questa creatura non emette rumori casuali o interferenze; trasmette un impulso insolito ma costante di anno in anno. Non è un disturbo statico, ma la voce rara e riconoscibile di una specie, distinta dal rumore di fondo marino esattamente come i ritmi gamma si distinguono tra le innumerevoli onde cerebrali.

    Si scopre poi che questa non è l'unica somiglianza tra il nostro 'oceano interiore' e il vero oceano che ci circonda.

    Come abbiamo imparato ad ascoltare le balene

    Le melodie di quella che oggi definiamo la 'saggia civiltà dell'oceano' furono inizialmente captate per caso.

    Anni '50. Gli idrofoni militari registrano strani suoni sottomarini. Inizialmente, nessuno li associa a esseri viventi; sono semplicemente 'rumore oceanico' sulle registrazioni, un effetto collaterale della sorveglianza dei sottomarini.

    1970. Il bioacustico Roger Payne pubblica l'album Songs of the Humpback Whale, una lunga raccolta di canti di megattere. Per la prima volta, il mondo ascolta in massa quanto questi canti siano complessi e affascinanti. Il disco diventa un bestseller inaspettato, innescando un'ondata globale di compassione per le balene e campagne contro la caccia commerciale.

    1977. La NASA lancia nello spazio interstellare il 'disco d'oro' a bordo dei Voyager. Tra i saluti in 55 lingue e la musica di Bach e Chuck Berry, viene incluso un frammento dei canti delle megattere, l'unica voce non umana in questo messaggio di benvenuto della Terra.

    Unendo questi punti, emerge un arco narrativo:

    • prima sentiamo le balene casualmente, senza riconoscerle come esseri senzienti;

  • poi ci innamoriamo della loro voce e, tramite un disco, di fatto contribuiamo a salvarle dall'estinzione;

  • infine, includiamo la loro voce nel messaggio dell'umanità all'Universo.

  • Sembra il momento in cui l'oceano ha sussurrato alla nostra civiltà: 'Anch'io sono una voce', diventando parte integrante di come la Terra si presenta al cosmo.

    Civiltà delle balene: non uno sfondo, ma il popolo dell'oceano

    Siamo abituati a definire civiltà ciò che costruisce città, strade, reti e torri. Ma se per un istante togliamo l'uomo dal piedistallo e ci mettiamo ad ascoltare, diventa chiaro: una delle civiltà più antiche della Terra non risiede sulla terraferma.

    Essa vive nello spessore dell'acqua e del suono. È il popolo dell'oceano.

    In termini scientifici:

    • balene e delfini possiedono cervelli grandi e complessi;

  • presentano aree legate alle emozioni, all'intelligenza sociale e alla memoria a lungo termine;

  • in alcune specie si trovano gli stessi neuroni speciali (von Economo) che nell'uomo si attivano quando viviamo sentimenti e relazioni complesse.

  • Non vivono isolate, ma in gruppi stabili e clan, mantenendo alleanze, rotte migratorie e storie per decenni. Trasmettono:

    • tecniche di caccia;

  • percorsi migratori;

  • peculiarità di 'dialetto' e stile canoro.

  • Ciò che noi chiamiamo cultura esiste anche nell'oceano. Solo che al posto delle biblioteche c'è la memoria del branco. Al posto dei libri, ci sono le canzoni.

    La canzone che sopravvive al corpo

    Per le megattere, le canzoni non sono semplici dichiarazioni 'sono un maschio, sono qui'. Sono una vera e propria architettura sonora.

    La ricerca indica che:

    • il loro canto è strutturato gerarchicamente: suoni → sillabe → frasi → temi;

  • statisticamente, questo è molto simile al linguaggio umano.

  • Queste canzoni evolvono per anni in onde: i motivi si complicano, poi possono cambiare bruscamente per un nuovo 'successo della stagione', e la stessa melodia si diffonde da una popolazione all'altra nell'oceano. Questa è dinamica culturale, non semplice riflesso.

    Tradotto nel nostro linguaggio:

    • hanno un repertorio;

  • questo cambia non in modo caotico, ma come un accordo generale;

  • ogni nuova stagione comporta una riscrittura della partitura collettiva della specie.

  • In sintesi, l'oceano ricorda sé stesso attraverso i canti.

    Il suono come linguaggio, mappa e sistema nervoso del mare

    L'acqua è un conduttore ideale per le basse frequenze. La voce di una grande balena può essere udita per centinaia di chilometri, talvolta quasi mille.

    Per noi è 'un canto da lontano'. Per l'oceano, è contemporaneamente:

    • linguaggio: chi sono, dove sono, in che stato;

  • faro: un punto da cui tracciare una rotta;

  • cronaca ecologica: le variazioni nei canti sono legate alla base alimentare, alle migrazioni, alle ondate di calore e ad altri cambiamenti nell'ecosistema.

  • Gli scienziati usano già il coro delle balene come un sensore vivente dello stato dell'oceano: quando il mare 'sta male' e il cibo scarseggia, i canti diminuiscono e cambiano; quando il sistema si riprende, il suono ritorna.

    Qui inizia la cosiddetta 'magia dell'ecologia', che in realtà è solo fisica onestamente calcolata.

    Le balene come tecnologia climatica

    Le grandi balene sono ingegneri ecosistemici:

    • i loro corpi immagazzinano molto carbonio; dopo la morte, questo carbonio affonda e può essere sepolto per secoli, una forma di 'carbonio blu';

  • operano come 'pompa delle balene' (whale pump): si nutrono in profondità, risalgono in superficie ed espellono pennacchi di feci ricche di ferro e azoto; questo fertilizza il fitoplancton, i 'microscopici alberi dell'oceano' che producono ossigeno e assorbono gran parte della CO₂ atmosferica;

  • le loro migrazioni trasportano nutrienti attraverso interi bacini oceanici, collegando regioni che altrimenti sarebbero isolate nel ciclo dei materiali.

  • Le balene sono la civiltà sonora della Terra, le cui voci fungono da linguaggio, tecnologia climatica e antico sistema di comunicazione dell'oceano con sé stesso; vivendo la loro vita, aiutano l'oceano a rimanere produttivo e il pianeta a respirare.

    La spirale in cui l'oceano mostra la sua matematica

    A volte è l'oceano stesso a disegnare ciò che noi definiamo geometria sacra: spirali di bolle, cerchi, motivi ondulatori che assomigliano in modo sorprendente alla sezione aurea e alla spirale di Fibonacci. Per noi sono mandala e formule; per le balene, sono traiettorie operative, modi per nutrirsi e coordinarsi. Dove noi vediamo un 'disegno sacro', l'oceano semplicemente continua a vivere, respirare e sostenere il ciclo vitale.

    Un'unica geometria della vita: dal DNA al mare

    Anche dentro di noi abbiamo un oceano: un oceano di cellule e molecole. In ogni cellula, il nucleo è pieno di DNA, e oggi sappiamo che è cruciale non solo cosa è scritto, ma come è organizzato.

    Studi sulla 'geometria del genoma' mostrano che esoni, introni e spazi 'vuoti' tra i geni nel genoma umano non sono disposti a caso, ma seguono regole spaziali rigorose. Si organizzano in piccoli volumi all'interno del nucleo, dove i geni trovano spazio ottimale per attivarsi e disattivarsi. Così la cellula crea una memoria a lungo termine, ma flessibile, su chi deve essere e come agire.

    In parole povere:

    la vita si scrive non solo nella sequenza delle lettere del DNA,
    ma anche nel disegno con cui quelle lettere sono assemblate nello spazio.

    All'esterno, c'è l'altro oceano, quello acquatico. In esso, le balene cantano per decenni, rimescolano l'acqua, sollevano nutrimento, trasportano carbonio e calore tra le regioni. I loro corpi e i loro suoni creano anch'essi un disegno: una geometria di correnti, cori e rotte che sostiene il respiro del pianeta.

    Se le balene, nutrendosi, disegnano nell'acqua una spirale aurea, e il nostro DNA si dispiega nel nucleo secondo leggi geometriche, forse non stiamo inventando un'Armonia Unica –

    ma la stiamo ricordando.
    Ognuno al proprio livello?!

    Cosa aggiunge questo al suono del pianeta

    Quando osserviamo il quadro completo – i 40 Hz della creazione del pensiero nel cervello, i 52 Hz della balena solitaria, le canzoni che durano più dei corpi, le spirali di bolle e le spirali del DNA – diventa evidente: non si tratta di una serie di belle coincidenze.

    È il pianeta che ricorda a sé stesso la propria integrità.

    Le balene aggiungono diversi strati al suono della Terra:

    • uno strato di memoria: i canti che custodiscono la storia dell'oceano;

  • uno strato di cura: il lavoro climatico che ci permette di respirare;

  • uno strato di fiducia: continuano a servire la vita, anche quando noi ci comportiamo 'per usare un eufemismo, in modo scorretto'.

  • In questo contesto, i nostri 40 Hz smettono di apparire come il 'culmine dell'evoluzione' e diventano ciò che sono realmente: un altro registro del Suono Unico, in cui cervello, oceano, DNA e canti delle balene suonano semplicemente le proprie parti.

    Ciò che cambia nel suono del pianeta quando lo riconosciamo è questo:

    • le balene non sono più uno sfondo, ma una civiltà sonora alla pari;

  • noi non siamo più 'i principali', ma una delle voci;

  • il mondo non è più una scena e una risorsa, ma un'orchestra in cui stiamo appena imparando a inserirci.

  • E qui si inseriscono perfettamente le parole di Beethoven sulla missione della musica: avvicinarsi al Divino e 'diffondere i suoi raggi attraverso il genere umano'. Oggi, quei raggi non passano solo attraverso di noi. Passano attraverso le balene, attraverso l'acqua, attraverso le silenziose spirali del DNA, attraverso ogni forma di vita capace di emettere un suono.

    Possiamo ostacolare questa orchestra, oppure finalmente trovare il nostro posto nello spartito –

    affinché i 40 Hz, i 52 Hz, il coro dell'oceano e il ritmo dei nostri cuori si fondano in un'unica, semplice verità: il pianeta sta già cantando da tempo, e nessuno qui ha il ruolo di solista, ma l'onore di essere una pura consonanza.

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