Nell'agosto del 2025, un team di archeologi ha rinvenuto una rara iscrizione aramaica di quattro righe, risalente a circa 1.900 anni fa, in una grotta vicino a Ein Gedi, nel Deserto Giudaico. L'iscrizione, incisa su una stalattite e resa visibile tramite imaging multispettrale, recita "Abba di Naburya è perito". "Abba" era un nome ebraico comune nei primi secoli dell'era volgare, mentre "Naburya" si riferisce a un villaggio galileo noto vicino a Safed. La natura e il contesto dell'iscrizione suggeriscono fortemente che sia stata creata durante la Rivolta di Bar Kokhba (132-136 d.C.), una significativa ribellione ebraica contro il dominio romano. La stessa tecnica di imaging multispettrale ha permesso di individuare quattro spade romane e una punta di giavellina, tutti in uno stato di conservazione notevole.
Le spade, identificate come spathae romane, misurano tra i 60 e i 65 centimetri di lunghezza, con un esemplare che presenta un pomolo ad anello. Queste armi furono probabilmente nascoste da ribelli ebrei durante la Rivolta di Bar Kokhba, forse rubate ai soldati romani e celate per evitare di essere scoperti. La grotta, nota come la "Grotta delle Spade", si trova nel Deserto Giudaico, a nord dell'antica Ein Gedi. Il clima arido della regione ha giocato un ruolo cruciale nella straordinaria conservazione di questi manufatti. La presenza di una moneta di Bar Kokhba rinvenuta vicino all'ingresso della grotta rafforza ulteriormente l'associazione con la rivolta. Le spathae romane, armi distintive dell'epoca, erano spade lunghe e dritte, con lame che potevano variare dai 60 ai 100 centimetri, a differenza del più corto gladius utilizzato dalla fanteria. Originariamente influenzate dalle spade celtiche, le spathae divennero fondamentali per la cavalleria romana grazie alla loro maggiore gittata, permettendo colpi efficaci anche da cavallo. Nel corso del II e III secolo d.C., l'esercito romano adottò gradualmente la spatha anche per la fanteria, riconoscendone la versatilità. La conservazione eccezionale di queste armi è attribuita alle condizioni ambientali uniche del Deserto Giudaico, un'area che ha restituito numerosi altri reperti archeologici significativi, tra cui frammenti di rotoli e manufatti risalenti a periodi di conflitto. Questa scoperta offre preziose testimonianze sul contesto storico della Rivolta di Bar Kokhba e sulle esperienze dei ribelli ebrei. Gli artefatti sono attualmente oggetto di studio approfondito per comprenderne meglio le origini e le circostanze del loro occultamento. La rarità di iscrizioni così dettagliate e la notevole conservazione delle armi rendono questo ritrovamento un contributo fondamentale alla nostra comprensione di un periodo cruciale della storia antica.