Fioriture Algali Antartiche 14.000 Anni Fa Ridussero Significativamente la CO2 Atmosferica, Rivelano Nuovi Studi

Modificato da: Uliana S.

Nuove ricerche pionieristiche, pubblicate su Nature Geoscience, hanno rivelato che circa 14.000 anni fa, imponenti fioriture algali nell'Oceano Meridionale hanno contribuito in modo significativo alla riduzione dei livelli di anidride carbonica (CO2) nell'atmosfera. Questo fenomeno, guidato principalmente da alghe del genere Phaeocystis, sottolinea il ruolo vitale degli ecosistemi polari nella regolazione del ciclo globale del carbonio.

Durante il periodo noto come "Antarctic Cold Reversal" (ACR), caratterizzato da condizioni climatiche specifiche, l'Oceano Meridionale ha sperimentato un'estesa copertura di ghiaccio marino invernale seguita da un marcato scioglimento primaverile. Questa alternanza stagionale ha favorito la proliferazione di vaste colonie di Phaeocystis. Queste alghe, attraverso la fotosintesi, hanno assorbito quantità significative di CO2 atmosferica, agendo come un potente "pozzo di carbonio" naturale e contribuendo a stabilizzare l'aumento di questo gas serra.

L'analisi del DNA antico (sedaDNA) estratto dai sedimenti marini è stata fondamentale per ricostruire la composizione dell'ecosistema antico e identificare il ruolo di Phaeocystis antarctica come produttore primario dominante in questo periodo. Studi correlati evidenziano come Phaeocystis antarctica, una specie di alga appartenente al gruppo delle "haptophyte", abbia avuto un impatto eccezionale sulla fissazione del carbonio grazie alla sua capacità di formare colonie e di assorbire CO2 anche in condizioni di scarsa luminosità, tipiche dei periodi di ghiaccio stagionale.

Le scoperte hanno profonde implicazioni per la comprensione del clima attuale. Il progressivo declino del ghiaccio marino antartico, un fenomeno legato al riscaldamento globale, potrebbe alterare le condizioni favorevoli a queste fioriture algali. Una ridotta capacità di sequestro del carbonio da parte delle alghe potrebbe avere conseguenze significative per il clima globale, mettendo in risalto la fragilità degli equilibri ecologici polari. La ricerca suggerisce che le comunità dominate da Phaeocystis sono essenziali per la stabilizzazione della CO2 atmosferica, offrendo un parallelo con gli attuali scenari di riscaldamento e sottolineando l'importanza delle regioni con elevata variabilità stagionale del ghiaccio marino.

L'impiego del sedaDNA rappresenta un avanzamento metodologico significativo per la ricostruzione della biodiversità e dei climi passati. Tecniche simili, utilizzate in studi condotti dall'Università della Tasmania, hanno permesso di tracciare le risposte della vita marina ai cambiamenti climatici su scale temporali di un milione di anni, fornendo preziosi dati predittivi per il futuro degli ecosistemi.

Fonti

  • awi.de

  • Nature Geoscience

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