La possibilità che ex alleati degli Stati Uniti cerchino le proprie difese nucleari, data l'imprevedibilità di Washington sotto Donald Trump, fa ora parte delle discussioni politiche in paesi come Germania, Polonia, Giappone e Corea del Sud.
Per la prima volta da decenni, i governi storicamente protetti dall'ombrello nucleare statunitense stanno rivalutando questa dipendenza. Questo cambiamento è alimentato dalle azioni dell'amministrazione Trump, tra cui la sospensione delle armi all'Ucraina e la limitazione della condivisione di informazioni.
Il primo ministro polacco Donald Tusk sta valutando un accordo nucleare con la Francia o la ricerca di proprie armi nucleari. In Asia, la Corea del Sud sta discutendo apertamente la necessità di una postura di "latenza nucleare". Figure influenti a Tokyo stanno discutendo se il Giappone debba sviluppare un deterrente indipendente.
Questa rivalutazione globale è guidata dalle preoccupazioni sulla affidabilità degli impegni di sicurezza degli Stati Uniti. I paesi europei si stanno rendendo conto di dover essere più autonomi, soprattutto in aree militari sensibili. Sebbene nessun paese si sia ancora ritirato dal Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP), alcuni stanno valutando un'infrastruttura che consentirebbe una rapida produzione di armi nucleari.
La proliferazione tra gli alleati degli Stati Uniti potrebbe aumentare le tensioni globali e innescare una nuova corsa agli armamenti. Il periodo tra l'annuncio dell'intenzione di sviluppare armi nucleari e l'ottenimento di un arsenale funzionale sarebbe particolarmente pericoloso. Anche se un futuro presidente degli Stati Uniti cercherà di ripristinare i legami con gli alleati, resta da vedere se tale impegno continuerà ad ogni elezione americana.
Ci vorrebbero almeno dieci anni perché i paesi europei sostituiscano completamente lo scudo nucleare statunitense. Pertanto, lo sviluppo di un piano B è considerato essenziale per gli strateghi in Europa, Tokyo e Seul.