Il 7 luglio 2025, la Polonia ha reintrodotto controlli temporanei alle frontiere con la Germania e la Lituania, citando preoccupazioni riguardo all'aumento dei flussi migratori non documentati. Questa decisione segue misure simili adottate da altri paesi dell'Unione Europea, mettendo sotto pressione la politica di libera circolazione dello spazio Schengen. Il governo polacco ha dispiegato risorse significative, tra cui forze di polizia e militari, per garantire l'efficace attuazione dei controlli. Il Ministro dell'Interno Tomasz Siemoniak ha sottolineato che solo il personale ufficiale è autorizzato a effettuare controlli sui veicoli, avvertendo contro le iniziative di pattugliamenti civili promosse da gruppi di estrema destra.
Il dibattito sull'immigrazione in Polonia si è intensificato dopo l'uccisione di una donna di 24 anni a Torun, presumibilmente da un cittadino venezuelano, evento che ha scatenato proteste nazionaliste. Inoltre, in Nowe, un uomo polacco è stato ucciso in un incidente di accoltellamento con un sospetto colombiano, portando a numerosi arresti e a un'ulteriore agitazione pubblica. La Fondazione Helsinki per i Diritti Umani ha criticato l'aumento dei pattugliamenti non autorizzati, attribuendoli a una narrazione politica che distorce le questioni migratorie e alimenta le tensioni sociali. L'organizzazione ha esortato a un dibattito pubblico basato su fatti e non su paura e manipolazione.
In risposta alle preoccupazioni riguardo all'impatto economico dell'immigrazione, le politiche migratorie richiedono un'analisi attenta per bilanciare i benefici e i costi, garantendo al contempo la sostenibilità del sistema economico. La Polonia, con la sua posizione geografica e le sfide demografiche, deve affrontare queste questioni con una visione strategica, considerando sia gli aspetti economici che quelli sociali.