Il 25 luglio 2025, la Corte di Cassazione francese ha annullato il mandato di arresto contro l'ex presidente siriano Bashar al-Assad. La decisione si basa sull'immunità concessa ai capi di stato in carica dal diritto internazionale consuetudinario.
Il mandato di arresto, emesso originariamente nel novembre 2023, contestava ad Assad la complicità in crimini di guerra e crimini contro l'umanità, in relazione agli attacchi chimici avvenuti in Siria. In particolare, si faceva riferimento all'attacco con gas sarin del 4 e 5 agosto 2013 a Adra e Douma, vicino a Damasco, in cui, secondo l'intelligence statunitense, morirono più di 1.000 persone.
La Corte ha riconosciuto che, con la destituzione di Assad nel dicembre 2024, l'ex presidente non gode più dell'immunità. Il giudice Christophe Soulard ha specificato che nuovi mandati di arresto possono essere emessi e che l'indagine può continuare.
La magistratura francese aveva avviato l'indagine in base al principio della giurisdizione universale, che consente a un tribunale nazionale di perseguire individui per crimini gravi commessi in altri paesi. L'inchiesta si basava su testimonianze di sopravvissuti e disertori militari, oltre a materiale fotografico e video.
Secondo l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, durante la guerra civile siriana sono stati documentati oltre 300 attacchi chimici.
Nel gennaio 2025, i magistrati inquirenti francesi avevano emesso un secondo mandato di arresto contro Assad per presunta complicità in crimini di guerra relativi a un attentato del 2017 nella città siriana di Deraa, in cui rimase ucciso un civile franco-siriano.
La vicenda giudiziaria riguardante Assad ha visto anche l'emissione di mandati di arresto per suo fratello Maher, capo di un'unità militare d'élite, e per due generali.
La decisione della Corte di Cassazione di annullare il mandato di arresto per Assad si basa sull'immunità presidenziale, ma apre la strada a nuove indagini e possibili sviluppi legali.