La Guinea si prepara a tenere un referendum costituzionale il 21 settembre 2025, un passo cruciale nel suo percorso di transizione politica iniziato con il colpo di stato del settembre 2021 guidato dal Generale Mamady Doumbouya.
La bozza della nuova costituzione prevede l'estensione del mandato presidenziale da cinque a sette anni, con possibilità di rinnovo, e l'istituzione di un sistema bicamerale con un Senato dove una parte dei membri sarà nominata dal Capo dello Stato. Le autorità giustificano queste modifiche come necessarie per garantire stabilità e sviluppo economico.
Tuttavia, tali proposte hanno sollevato preoccupazioni tra l'opposizione e la società civile, che temono un consolidamento del potere e un prolungamento della transizione militare. Queste apprensioni sono state acuite dalla recente sospensione per 90 giorni di tre importanti partiti di opposizione: il Rally del Popolo Guineano (RPG), l'Unione delle Forze Democratiche della Guinea (UFDG) e il Partito del Rinnovamento e del Progresso (PRP). I partiti, insieme ad altre organizzazioni della società civile, hanno annunciato manifestazioni per protestare contro queste misure, considerate un tentativo di soffocare il dibattito democratico.
La Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS) sta monitorando da vicino la situazione, auspicando una transizione democratica trasparente e inclusiva. L'organismo regionale ha inviato missioni tecniche per dialogare con le autorità guineane sull'importanza di rispettare le tempistiche e i principi concordati per la transizione.
Il dibattito attuale ricorda le controversie del 2020, quando un referendum per modifiche costituzionali sotto la presidenza di Alpha Condé generò proteste diffuse e boicottaggi, percepito come un tentativo di prolungare il suo mandato. Il contesto attuale evidenzia una sensibilità storica riguardo alla riforma costituzionale e all'esercizio del potere presidenziale in Guinea.