Ricercatori Harvard Testano Dispositivi Solari per la Ricerca nella Mesosfera

Modificato da: Tetiana Martynovska 17

Ricercatori della John A. Paulson School of Engineering and Applied Sciences (SEAS) di Harvard hanno sviluppato e testato con successo dispositivi leggeri alimentati a energia solare, capaci di levitare nella mesosfera terrestre, a circa 70 chilometri di altitudine. Questa innovazione, pubblicata il 13 agosto 2025 sulla rivista Nature, sfrutta il principio della fotoforesi, un fenomeno per cui il riscaldamento indotto dalla luce solare genera una spinta in ambienti a bassa pressione. I dispositivi, realizzati con sottili membrane in ceramica di allumina con uno strato di cromo, sono in grado di levitare in una camera a vuoto che simula le condizioni della mesosfera, dimostrando il potenziale per la raccolta di dati critici su velocità del vento, temperature e pressioni, essenziali per affinare i modelli climatici e migliorare le previsioni meteorologiche.

La mesosfera, situata tra i 50 e i 100 chilometri sopra la superficie terrestre, è stata a lungo una sfida per lo studio a causa della sua altitudine e dei limiti delle tecnologie esistenti, come i razzi sonda che forniscono dati intermittenti. L'introduzione di questi dispositivi alimentati a energia solare offre un mezzo continuo e sostenibile per monitorare questa regione, trasformando la nostra comprensione delle dinamiche atmosferiche. Il team di ricerca, guidato da Ben Schafer, ha collaborato con David Keith dell'Università di Chicago e Joost Vlassak della SEAS. La tecnologia, che ha posto le basi per la startup Rarefied Technologies, dimostra che dispositivi con un diametro di circa 6 cm potrebbero trasportare un carico utile di 10 milligrammi, sufficiente per microelettronica di rilevamento e comunicazione, rimanendo in volo indefinitamente durante il giorno grazie alla luce solare. Oltre agli studi atmosferici, la tecnologia promette applicazioni nell'esplorazione planetaria, potendo essere adattata per studiare le sottili atmosfere di pianeti come Marte.

Fonti

  • Space.com

  • Harvard SEAS News

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