Contrariamente alle ipotesi precedenti, Venere mostra una significativa attività geologica sotto la sua superficie rovente. Nuove ricerche indicano che è in atto un meccanismo unico di riciclo crostale, che impedisce alla crosta di ispessirsi indefinitamente. Lo studio, guidato da Julia Semprich nel Regno Unito, ha utilizzato modelli computerizzati per simulare il comportamento delle rocce nelle condizioni estreme di Venere. I risultati suggeriscono che, man mano che la crosta si ispessisce, gli strati inferiori diventano più pesanti del mantello, facendoli staccare e affondare. Questo processo, noto come metamorfismo, potrebbe spiegare perché Venere rimane geologicamente attivo nonostante la mancanza di tettonica a placche. "Questa rottura o fusione può riportare acqua ed elementi all'interno del pianeta e aiutare a guidare l'attività vulcanica", ha affermato Justin Filiberto, della divisione di ricerca ed esplorazione scientifica di astromateriali della NASA. La ricerca suggerisce che la crosta di Venere probabilmente raggiunge uno spessore massimo di circa 65 chilometri, molto più sottile del previsto. Le prossime missioni DAVINCI e VERITAS della NASA, insieme alla missione EnVision dell'Agenzia spaziale europea, mirano a studiare ulteriormente questi processi negli anni 2030. Queste missioni potrebbero confermare se il metamorfismo e il riciclo crostale stanno modellando Venere oggi. Comprendere la geologia di Venere potrebbe fornire approfondimenti sull'evoluzione planetaria e sul potenziale di cambiamenti vulcanici e atmosferici.
Geologia attiva di Venere: nuove scoperte rivelano un meccanismo di riciclo crostale
Modificato da: Vera Mo
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