In un innovativo studio pubblicato su Nature Cities, i ricercatori hanno rivelato che la luce artificiale notturna (ALAN) ha un impatto più significativo sull'estensione delle stagioni di crescita della vegetazione urbana rispetto alla temperatura.
Questo mette in discussione le convinzioni di lunga data che attribuiscono principalmente i cambiamenti nei cicli di vita delle piante ai cambiamenti di temperatura indotti dai cambiamenti climatici. Le implicazioni di questa ricerca si estendono alla nostra comprensione degli ecosistemi urbani, della biodiversità e dei cicli globali del carbonio.
Lo studio, utilizzando dati satellitari e osservazioni a terra, ha scoperto che le aree urbane con elevata esposizione all'ALAN hanno mostrato stagioni di crescita prolungate rispetto alle aree meno illuminate, anche con climi simili.
L'ALAN interrompe i ritmi naturali delle piante, facendole percepire la luce artificiale come un'estensione della luce diurna. Questo può portare a una continua attività fotosintetica, allungando efficacemente la stagione di crescita.
Questo fenomeno è particolarmente evidente negli alberi urbani e nelle piante ornamentali. Periodi fotosintetici prolungati possono alterare l'assimilazione del carbonio e influenzare l'allocazione delle risorse, influenzando potenzialmente la crescita e la suscettibilità ai parassiti.
I ricercatori chiedono modelli più sfumati che considerino sia le influenze ambientali che quelle umane sugli ecosistemi urbani. Sottolineano inoltre la necessità di rivalutare le politiche di illuminazione urbana, in particolare per quanto riguarda l'uso di LED bianchi ricchi di blu, che sono particolarmente dannosi per la vegetazione.
Lo studio tocca anche conseguenze ecologiche più ampie, tra cui potenziali cambiamenti nella dinamica delle specie invasive e interruzioni delle interazioni pianta-impollinatore. La ricerca sottolinea la necessità di una collaborazione interdisciplinare per affrontare l'impatto ecologico dell'ALAN e creare futuri urbani sostenibili.